Star Wars: Episode III – Revenge of the Sith
USA 2005
con Ewan McGregor, Natalie Portman, Hayden Christensen, Samuel L. Jackson, Frank Oz
regia di George Lucas
Come il giovane Anakin Skywalker cade affascinato dal lato oscuro della Forza diventando Darth Fener, braccio destro dell’Imperatore Galattico.
L’ultimo episodio della saga di StarWars e’ in continuo crescendo, sia nelle dinamiche interne al film che come segmento conclusivo della nuova trilogia: se il primo episodio, La minaccia fantasma, ha lasciato tiepidini anche i fan piu’ accaniti, nel secondo si iniziavano a intravedere le linee della trama che avrebbe trasformato il prescelto tra i cavalieri Jedi nel signore del lato oscuro ed ora, ne La vendetta dei Sith presente e passato dell’epopea creata da George Lucas si raccordano perfettamente.
La pellicola parte un po’ sottotono: ci sono da richiamare alla memoria le motivazioni che hanno portato la Repubblica a sgretolarsi sotto i colpi della guerra civile, a causa delle trame del Senatore Pulpatine, che mira a diventare Imperatore Galattico; quando finalmente Pulpatine manifesta la sua vera natura ad Anakin tentandolo con i poteri che derivano dal lato oscuro, il film assume toni cupamente tragici.
L’autoincoronazione ad Imperatore Galattico e’ una scena inquietante per le attinenze che ha con la nostra realta’ e la battuta dell’attonita Padme che assiste alla seduta del Senato: “è così che muore la libertà! In un applauso scrosciante” e’ un aforisma degno di un grande statista, che rivela come sotto l’impianto fantasy della saga, Lucas abbia sempre saputo stigmatizzare la situazione politica del momento in cui girava: i totalitarismi nella trilogia ‘77-’81 e il traballante equilibrio democratico dei nostri tempi nella seconda.
In crescendo e’ anche la capacita’ immaginifica del regista: se e’ innegabile la sua capacita’ di aver saputo creare mondi fantastici, abitati da esseri ancora piu’ fantasmagorici, in quest’episodio dove il loop temporale e’ dominante con il passato che diventa futuro del presente, l’annullamento temporale concesso dall’ambientazione in quella galassia lontana lontana, cosi’ aliena da noi, permette a Lucas di stupirci con un duello tra Obi Wan Kenobi a cavallo di un sauro preistorico e il Generale Grievous in sella ad una futuribile moto ad una sola ruota.
Le ambientazioni scelte per la tragica risoluzione del film sanciscono l’ingresso nel mondo degli archetipi dei personaggi di StarWars, ricollegandoli con modelli molto alti: il destino attende Anakin sul pianeta lavico di Mostfar e la sua trasformazione in Darth Fener inizia sulle rive di un fiume di fuoco, ideale ricostruzione di un infernale girone dantesco, mentre i funerali della bella Padme nella lagunare capitale del pianeta Naboo richiamano l’iconografia classica di Ofelia e del resto, come la sfortunata fanciulla shakespeariana, la principessa Amidala muore per la follia del suo amato.
Per celebrare il continuum temporale tra le due trilogie e innalzare definitivamente l’epopea a mito Lucas ricorre a un geniale montaggio parallelo tra l’operazione che conclude la trasformazione di Darth Fener e il parto di Padme: il signore del lato oscuro e i suoi figli nascono nello stesso momento.
recensione pubblicata a suo tempo su ImpattoSonoro
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