Hugo vive clandestinamente nella stazione di Montparnasse dove sostituisce lo zio ubriacone nella manutenzione degli orologi e intanto cerca di restaurare un vecchio automa, ultimo legame con il padre morto in un incendio. Sorpreso a rubare da un vecchio giocattolaio che ha il chiosco in stazione, il ragazzo instaura uno strano legame con l’uomo la cui figlia adottiva diventa complice di Hugo in una fantastica scoperta..
Sarà anche il film più gettonato alla corsa agli Oscar 2012 con le sue 11 candidature, ma per me Hugo Cabret è stata una delusione totale, sia dal punto di vista dello script che ho trovato superficiale e molto “telefonato”: che la scatola dentro l’armadio sarebbe caduta lo si immagina appena i due ragazzi aprono lo scomparto segreto e che l’Ispettore Ferroviario avrebbe finalmente acciuffato Hugo lo si intuisce appena questi si precipita in stazione a recuperare l’automa.
Devo ammettere che personalmente non sono per nulla intrigata dalle storie strappalacrime che han per protagonisti gli orfanelli, ho dato tutto per Incompreso e I miserabili.
Questo è anche il primo film che non sia a cartoni animati che vedo in 3D e se da un lato ho apprezzato molto la profondità di campo resa dal mezzo in certe scene, ad esempio quelle nel corridoio di casa Melies, dall’altra ho trovato estremamente straniante l’effetto da libro pop up dei primi piani quindi mi sono trovata anche a disagio da un punto di vista visivo, disagio che prosegue anche nella rappresentazione di Isabelle e Hugo che formano una ben strana coppia, con lei estremamente carina e normale, mentre gli occhioni assolutamente photoshoppati di Hugo creano un effetto innaturale.
Venendo al nodo centrale del film, la ricostruzione dell’epopea cinematografica che va dagli esordi della Settima Arte fino alla Prima Guerra Mondiale ricostruita attraverso diversi celebri frame e la parabola artistica ed esistenziale di Meliès, sono passata dalla commozione nel vedere i materiali originali de La rapina al treno o Harold Lloyd allo sconforto più totale nel vedere sezionata la magia di Meliès e, tacciatemi pure di passatismo, ma gli spezzoni de Il Viaggio nella Luna in 3D proprio non li ho digeriti. Del resto l’operazione di colorizzazione dei film anni ‘30 e ‘40 fatta con l’intento di ridare lustro alle vecchie pellicole non è molto amata e si ricerca sempre la versione originale, perche’ dovrebbe essere apprezzata questa versione anabolizzata del cinema muto che a mio modesto parere nasconde l’ennesimo tentativo di dare nobiltà artistica al 3D?
Spero davvero che un giorno qualcuno si prenda la briga di spiegarmi quel che non riesco a capire, soprattutto se raffronto la presunta purezza dello sguardo di Hugo Cabret con la presunta furbizia dello sforzo filologico di The Artist (che adoro).
Come sai la penso in maniera diametralmente opposta. Credo che The Artist non vada più in là di una piacevole, ma furba operazione nostalgia che si mantiene molto in superficie. Invece il lavoro di Scorsese riesce ad innestare su un intreccio tratto da una graphic novel per ragazzi di cui possiede pregi e limiti, una riflessione profonda sui meccanismi stessi dell'immaginario. Mi sorprende che tu abbia trovato superficiale la trama di HC e non quella di The Artist che appare del tutto prevedibile dopo solo un quarto d'ora. Il punto è comunque un altro, perchè la storia non è l'aspetto centrale di nessuno dei due film. Entrambi utilizzano la vicenda che passa sullo schermo per omaggiare e fare una riflessione sul cinema degli albori. Resta da vedere quale spessore e quale sincerità abbiano queste due diverse riflessioni.
Scritto da: Rear Window | 21 febbraio 2012 a 23:01
Non ho visto The artist, però ho trovato questo film profondamente magico (termine chiave), oltre che nostalgicamente coinvolgente sotto molti punti di vista (soprattutto quello che riguarda il cinema e la sua forza). Poi, secondo me, Scorsese è davvero riuscito a dare dignità artistica al 3D, qui definito, e io concordo, il migliore mai visto sul grande schermo.
Scritto da: Alessandra | 23 febbraio 2012 a 20:49
cioè vi avevo scritto una pappardella di risposta e 'sta baracca non l'ha presa :(
vabbe' rear, il concetto l'ho riassunto da te e tu alessandra sei la prima con cui parlo che ha amato scorse in 3D, non è poco :)
Scritto da: ava | 24 febbraio 2012 a 19:22