Controllo, capo dello spionaggio britannico viene licenziato con tutta la sua squadra quando ipotizza che una talpa si muova all’interno del Circus. Quando la notizia arriva al primo ministro, Controllo e’ ormai morto e il suo vice George Smiley viene richiamato in servizio con l’incarico di scoprire la talpa tra il gruppo ristretto di agenti in posizioni di rilievo con cui ha collaborato per tutta la vita.
Che quella dell’agente segreto non sia più l’attività fascinosa di James Bond lo abbiamo scoperto con Le vite degli altri e Umberto Eco durante la promozione de Il Cimitero di Praga ne ha ribadito l’inutilita’ descrivendo le spie come creatori di falsi documenti che supportano quanto la parte avversa gia’ conosce. A chiudere la trilogia arriva il thriller di Tomas Alfredson tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di John LeCarre’ che ci descrive le frustrazioni di un gruppo di spie sul viale del tramonto: i bei tempi che rimembra una vecchia collaboratrice contattata da Smiley erano quelli della guerra, solo perche’ erano quelli della giovinezza. La talpa una volta scoperta giustifichera’ il passaggio al nemico per scelta estetica piu’ che etica perche’ l’Occidente si sta involgarendo (ed il film e’ ambientato nel 1973/74!)
Nel sottile gioco di ricostruzione che Smiley deve operare riemergono frammenti di un passato trascorso tra cene aziendali degne della piu’ banale vita impiegatizia e tante pene d’amore e mai La Mer di Trènet sottolineò un finale più malinconico.
Alfredson ci ripropone lo stesso stile lento di Lasciami entrare, una lentezza che viene scossa come nella pellicola precedente da lampi improvvisi di cruda violenza, in aggiunta c’e’ l’insistenza sulla scelta stilistica del carrello all’indietro e infatti Smiley dovra’ prendere le distanze dal vissuto personale e facendo un passo indietro avere una visione d’insieme piu’ nitida e scorgere finalmente quel che ha sempre avuto sotto gli occhi, anzi gli occhiali spesso mostrati appannati. La necessita’ della messa a fuoco di cio’ che lo circonda e’ sottolineata dalla visita dall’oculista che segue immediatamente l’assunzione dell’incarico. Molte inquadrature rimandano anche a La finestra sul cortile con la visione delle vetrate di intere palazzine spiate.
Impossibile non parlare del cast di questo film, vedere Gary Oldaman in cima ai titoli di testa di una locandina e’ una gioia che potra’ essere bissata con l’Oscar come miglior protagonista a cui e’ candidato. Vederlo duettare con Tom Hardy e’ una chicca, quasi un passaggio del testimone tra due camaleonti del grande schermo. Si fa notare anche Benedict Cumberbatch (lo Sherlock televisivio) a cui spetta il ruolo tutto sommato piu’ leggero e nella tradizione della spia charmant.
Attenzione spoiler Dalla scelta del cast arriva anche l’unica nota negativa: quando ti accorgi che l’attore di grido dopo un quarto d’ora non ha ancora avuto una scena importante intuisci che e’ nel film per interpretare la talpa
Molte inquadrature rimandano a La Finestra sul Cortile??? Allora non posso perdermelo!!! :)
Scherzi a parte, lo avevo già messo nella lista dei prossimi da vedere, anche perchè - come te - apprezzo moltissimo sia Oldman che Hardy. E comunque, se la memoria non mi gioca un brutto scherzo, credo di ricordare una serie TV ispirata allo stesso romanzo di Le Carrè nei primi anni 80 con Alec Guinness come protagonista...
Scritto da: Rear Window | 26 gennaio 2012 a 18:50
un'inquadratura alla Rear Window si vede anche nel trailer
ho sentito dire un gran bene della serie ma non l'ho mai vista e non so nemmeno se e' giunta in Italia..
Scritto da: ava | 30 gennaio 2012 a 19:22
Onestamente a me è piaciuto poco. Ho trovato la sceneggiatura eccessivamente frammentata in flashback e non così facile da seguire. Perdipiù, come giustamente hai segnalato anche tu, si intuisce chi è la talpa ben prima del finale, e questo in un thriller è un peccato mortale!
Scritto da: Rear Window | 30 gennaio 2012 a 20:24