La figura di Margaret Thatcher e’ molto attuale in questo periodo perche’ la sua politica liberista, in accordo con quella reaganiana viene considerata la causa primaria della forte crisi economica che stiamo vivendo. La pellicola di Phyllida Lloyd, pero’ non e’ il solito biopic che ripercorre i momenti salienti della vita della protagonista dando una lettura storica o critica delle scelte politiche della Lady di Ferro che per oltre un decennio governo’ la Gran Bretagna. La regista alla seconda collaborazione con Meryl Streep dopo la fortunata trasposizione cinematografica del musical Mamma Mia! opera un'interessante lettura di genere sulle donne e il potere, va ricordato che Margaret Thatcher e’ stata la prima donna in Europa a ricevere un mandato di governo e il suo modello per certi versi e’ ancora l’unico proponibile.
Il film si apre con la celeberrima uscita della vecchia Maggie per comprare il latte in una Londra devastata dagli attentati di al-Qaeda del 2005 e passato lo stupore per la camaleontica prova della Streep che e’ davvero identica all’originale (grazie al trucco) veniamo accompagnati nella vita di un donna anziana, richiusa in casa dalla malattia e dai propri fantasmi. Alla Lloyd non interessa giudicare l’operato politico della protagonista, il giudizio e’ negativo a prescindere perche’ racconta la storia di una donna che per inseguire l’ambizione politica deve rinunciare alla famiglia (il rapporto conflittuale con la figlia mentre l’adorato maschio vive in Sud Africa) e che finirà per ritrovarsi da sola, a fare cio’ che ha sempre paventato di piu’ nella sua vita come dimostra l’ultima inquadratura prima dei titoli di coda, scena che va collegata al discorso che la giovane Margaret fa al marito prima di accettare la sua proposta di matrimonio. Le scene piu’ interessanti, anche visivamente, sono proprio quelle della giovane deputata Margaret Roberts che alla fine degli anni ‘50 deve scontrarsi con il mondo estremamente maschilista del Parlamento di sua Maestà, memorabili le inquadrature nei due bagni: in quello femminile troneggia un’asse da stiro e una sedia vuota.
Quando la Thatcher decide di candidarsi al ruolo di Primo Ministro si affida a dei consulenti di immagine che le cambiano il look, le fanno seguire corsi per meglio modulare la voce: se il Presidente degli Stati Uniti era un attore la Thatcher con la sua forza di volonta’ finisce per procurarsi lo stesso bagaglio mediatico fatto di trucco e parrucco perfetto, tailleur raffinati di cui nessuna donna politica e’ ancora riuscita a fare a meno.
Il film e’ valso il Golden Globe a una superba Meryl Streep avviata al terzo Oscar con una prova attoriale magistrale, se nel ruolo dell’anziana Meggie e’ aiutata da un trucco eccezionale (anch'esso candidato all’Oscar) sono i suoi occhi a essere incredibili passando dallo sguardo imperioso di una donna volitiva e impassibile alle critiche a quello sperduto di una povera vecchia preda dell’Alzheimer.
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