Marsiglia, per scongiurare la chiusura del cantiere in cui lavorano gli operai decidono di tirare a sorte i venti lavoratori che dovranno essere licenziati. Tra questi c’e’ anche Michel, il sindacalista che ha proposto la soluzione. L’uomo si rassegna la suo tran tran di nonno in prepensionamento e si prepara al viaggio in Africa che amici e parenti gli hanno regalato per l’anniversario di matrimonio. Una brutta sera Michel, la moglie e i cognati subiscono una brutale rapina in cui spariscono tutti i soldi ricevuti dagli amici. Quando Michel scoprira’ che nella vicenda e’ implicato un giovane collega licenziato insieme a lui cerchera’ di capire le ragioni del furto.
Avrebbe potuto essere uno dei film piu’ interessanti sulla condizione del lavoro invece l’opera di Robert Guédiguian si perde in banalizzazioni quasi agiografiche dei personaggi: la famiglia di Michel e’ perfetta, onesta e dedita al lavoro: una bella casetta di proprieta’ ottenuta con sacrifici, due figli ben sistemati che a loro volta hanno due situazioni familiari solide da cui sono nati tre nipotini. Il ladro invece dopo la spartizione del bottino in cui viene fregato, per altro, si dirige verso uno squallido casermone di case popolari e impiega subito i denari ottenuti dal furto per ripianare i debiti, senza neppure comprarsi una gazzosa per se’ ma piuttosto un bel barattolone di Nutella per i due fratellastri che accudisce amorevolmente controllandogli i compiti al posto di una madre un po’ randagia che preferisce godersi l’ultimo scampolo di giovinezza al seguito dell’amante di turno.
Il film e’ tratto da Les pauvres gens di Victor Hugo ma a volte sembra di assistere alla messa in scena di una pagina strappalacrime di Carolina Invernizio o di essere in un’edificante puntata di Don Matteo, il trionfo del cattocomunismo piu’ buonista. Davvero un peccato perche’ il confronto tra la situazione di Michel, orgoglioso di aver inserito anche il proprio nome nell’urna da cui estrarre a sorte quando avrebbe anche potuto non farlo, si scontra con il rancore del giovane Christophe che gli rinfaccia che l’estrazione non ha tenuto conto delle diverse situazioni lavorative di chi ha maturato tutti i diritti al prepensionamento a differenza dei nuovi assunti la cui copertura in caso di licenziamento e’ inesistente. Anche la profonda riflessione del protagonista che convinto di battersi da sempre per la giustizia, si riscopre arroccato nella sua casetta che domina il quartiere rappresenta uno spunto notevole, forse ad essere sbagliato e’ lo stile che avrebbe dovuto essere piu’ malinconico e concedere meno alla commedia e alla furbizia delle faccette dei due fratellini abbandonati al loro destino.
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