Delusa dai mediocri dinosauri di Terranova -ma quanto erano piu’ realistici quelli di Primeval?-, per nulla spaventata dalle paurose atmosfere di American Horror Story, ritrovo finalmente il feeling con ”l’evento dell’anno” (ce n’e’ uno ogni mese però!) grazie a Il trono di spade.
Tratta dalla saga fantasy Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin, la serie firmata, tanto per cambiare, dalla HBO riesce a restituire la dimensione epica di una grande saga nordica con qualche reminiscenza shakespeariana nel complicato gioco di potere per la conquista e il mantenimento del comando simboleggiato dal trono di spade a cui debbono obbedienza sette regni.
La fiction si apre mentre governa re Robert, primo esponente della casata Baratheon a salire al trono dopo che il potere era appartenuto per secoli ai Targaryen, deposti per la pazzia dell’ultimo sovrano. I figli dell'ultimo re, Daenerys e Viserys cercano di riprendere il trono allendosi con i selvaggi Dothraki grazie al matrimonio di Daenerys con il capo dell’orda. Re Robert pero’ deve guardarsi anche delle insidie in seno alla famiglia reale: sua moglie Cersei Lannister della ricchissima famiglia Lannister ha un rapporto incestuoso con il gemello Jiame e molto probabilmente l’erede al trono Joffrey Baratheon e’ frutto dell’incesto. A queste conclusioni giunge il nuovo Primo Cavaliere del Re, Eddard Stark, mentre cerca di capire come e’ morto il suo predecessore nonche’ cognato.
Eddard Stark, e’ il lord di Grande Inverno la zona piu’ a nord del regno che una Barriera separa da terre ostili dove vivono popolazioni selvagge ed esseri soprannaturali, gli estranei.
La trama e’ molto complessa ma riesce a gestire bene l’immenso corpus di trame e sottotrame con un ottima delineazione dei caratteri che non sono per nulla manichei, ma ricchi di diverse sfumature; il mio preferito per ora e’ Tyrion Lannister, detto il folletto, fratello nano ma molto piu’ simpatico e soprattutto sveglio, dei due belloni gemelli Cersei e Jaime.
Alla potenza narrativa corrisponde anche una potenza visiva, molto elegante nella forma con una revisione fantastica ma non eccessiva di castelli medievali. Girata tra Irlanda, Scozia, Malta e il Marocco, la serie offre ambientazioni maestose, che si ammirano con una punta di amarezza pensando che l’Italia avrebbe potuto offrire scenari altrettanto onorevoli ma ormai siamo completamente usciti dal giro delle produzioni internazionali. Consoliamoci con la bella fotografia dell’italianissimo Marco Pontecorvo, il regista del celebrato Pa-ra-da.
Notevole come sempre la sigla: faccio ancora un po' fatica a seguire la cartografia dei Sette Regni, ma il modo in cui sorgono gli edifici esprime molto efficacemente le macchinazioni che stanno alla base della trama.
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