Florence Cathcart e’ una brillante signorina della buona societa’ dal passato tragico diventata famosa per aver pubblicato un libro contro lo spiritismo, pratica molto in voga a cavallo degli anni ’20 in seguito al gran numero di morti dovuti alla Prima Guerra Mondiale e all’epidemia di spagnola. La fama della Cathcart la porta ad aiutare la polizia a smascherare truffe legate allo spiritismo ma quando viene invitata ad indagare al collegio di Rookford, che si dice infestato dal fantasma di un ragazzino, le certezze di Florence vengono messe a dura prova.. Nick Murphy debutta nel lungometraggio con un thriller sovrannaturale di taglio classico che si segnala per l’approfondito studio del carattere della protagonista attorno a cui ruota tutto il film, nei pregi e nei difetti. Ottima la partenza con lo smascheramento della seduta spiritica truffaldina e decisamente intrigante la prima parte della pellicola che ci mostra l’indomita protagonista mettere in campo tutti gli ultimi ritrovati della scienza nella sua ricerca scientifica delle presenze ultraterrene, rischiando anche un’interessante deriva steampunk. Florence per certi versi sembra uno Sherlock Holmes in gonnella ma la presenza di Imelda Staunton fin da subito fa capire che Maud, la governante del collegio non sara’ certo la sua Watson (anche se sarebbe stato divertente e persino piu’ originale vedere l’attrice in quel ruolo). Come Sherlock anche Florence ha le sue ossessioni ma non le cura con la cocaina, la sua droga e’ proprio la spasmodica necessita’ di capire se i fantasmi esistono. A questo personaggio femminile tutta logica si contrappone un universo maschile malato e solitario, i professori del collegio reduci della Grande Guerra dalla salute malferma che interagiscono malamente con gli allievi. Al collegio c’e’ anche un tuttofare malvisto da tutti perche’ ha disertato. Sembra un personaggio marginale ma sara’ proprio una sua azione inconsulta a innescare il disvelamento del mistero di Rookford con un prefinale interessante ma sacrificato da una coda molto piu’ prevedibile anche perche’ entra in scena “il lato oscuro” per cui la Staunton e’ diventata celebre. Buona la trovata di legare parte del mistero a due dipinti purtroppo quello importante ai fini della storia non lo conosco mentre non ho capito appieno l’attenzione dedicata alla Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi, probabilmente c’e’ un parallelo tra l’indipendenza di Florence e il bisogno di affermazione della pittrice secentesca, riferito piu’ al legame con padre che alla vicenda dello stupro.
Mi ispira molto, spero di vederlo a breve!
Scritto da: perso nel mondo del cinema | 08 dicembre 2011 a 23:58