I fratelli Conlon si sono persi di vista nell’adolescenza: il piu’ piccolo Tommy, e’ scappato con la madre da un padre manesco ed ubriacone, mentre il sedicenne Brendan e’ rimasto con il genitore, piu’ per amore di Tess, la ragazza che diventera’ sua moglie. Un giorno Tommy si ripresenta dal padre e gli chiede di ricominciare ad allenarlo: vuole vincere la borsa milionaria di un prestigioso torneo di MMA, ma anche Brendan ambisce al premio e i due fratelli si ritroveranno sul ring.
Se dovessi sintetizzare il giudizio sulla pellicola in un aggettivo direi che si tratta di un film furbo, molto furbo. Il regista e sceneggiatore Gavin O’Connor cavalca il rinnovato successo delle pellicole di genere pugilistico e sport di contatto affini imbastendo una storia sul mondo del MMA, Mixed Martial Arts, disciplina che deriva dal pancrazio dell'antica Grecia mischiata ai colpi di altre arti marziali e che sta avendo un grande seguito negli States. L’organigramma non ancora definito dello sport in questione consente che ai combattimenti possano partecipare i personaggi piu’ disparati senza dover seguire la trafila di incontri obbligatori per accedere alla finale di boxe e questo escamotage permette ai due fratelli di partecipare alla gara anche se hanno abbandonato lo sport in giovanissima eta’ e uno dei due si presenta addirittura sotto mentite spoglie.
Lo stile cinematografico e’ altalenate a una prima parte sgranata, con la macchina incollata ai personaggi molto alla The wrestler per intenderci, segue la seconda parte patinatissima dei combattimenti, girata nei lussuosi resort di Atlantic City.
Per quanto riguarda i rimandi oltre che a The Wrestler il film si ispira alla saga di Rocky; per dirla tutta e’ un condensato dei sei diversi capitoli: i due protagonisti si spartiscono la resistenza proverbiale dello Stallone Italiano e la sua furia e il campione assoluto del MMA si chiama Koba, ma non viene dal lontano Oriente e’ un ciclopico russo che indossa i colori dell’URSS come un novello Ivan Drago! E questo solo per citare le analogie piu’ evidenti, gli altri riferimenti li lascio ai cultori di Rocky Balboa che di certo appezzeranno Warrior.
Dove la furbizia del film si fa piu’ smaccatamente intelligente e’ nella trama : il genere pugilistico e’ solo una copertura per mettere in scena un drammone familiare che in un altra forma il pubblico non avrebbe accettato. Motore del plot sono la crisi economica e la guerra in Iraq: Brendan, in realta’ professore di chimica, combatte per salvare la casa dal pignoramento dopo che tutti i risparmi se ne sono andati per curare la secondogenita, nata con una disfunzione renale. Tommy vuole la borsa per aiutare la famiglia del suo migliore amico morto vittima del fuoco amico in Iraq. Tra i due il padre, il sempre grande Nick Nolte, ormai ex alcolista che cerca conforto nella Bibbia e in Moby Dick e lo spettro della madre scomparsa da tempo. Un’accozzaglia di disgrazie che forse solo in una soap opera e’ ammissibile proporre oggi, ma ancora una volta la funzione salvica del sudore e della fatica compie il miracolo e il film, inaspettatamente, riesce a reggere, quasi a commuovere.
Un totale omaggio a Rocky.
Certo, Ivan Drago era un' altra cosa.
Un film molto bello, non banale come la maggiorparte di quelli di questo genere.
Scritto da: Roy | 09 novembre 2011 a 08:24