Nonostante la fama di miniserie HBO pluripremiata ho iniziato a guardare con un certo distacco i primi due episodi della fiction perche’ molto legata al film Il romanzo di Mildred che nel 1945 Michael Curtiz aveva tratto dal romanzo di James M. Cain, ispirazione piuttosto libera, dato che il il cuore attorno a cui ruota il film, l’omicidio di Monty Beregon, nel romanzo non c’e’ come non c’e’ nella miniserie, molto piu’ fedele al romanzo.
Fatto sta che dopo una mezzoretta di distacco saccente degno di Veda Pierce, ho smesso di appuntarmi le scene che c’erano anche nel film e mi sono lasciata completamente travolgere da questa nuova versione della vicenda di Mildred Pierce. L’attualita’ del tema e’ lampante: stiamo vivendo la piu’ grossa crisi economica dal 1929 e quindi ritorna contemporanea la storia di questa donna che nel ‘31 costringe il marito a scegliere tra lei e l’amante venendo scartata e di conseguenza si ritrova costretta a cercarsi un lavoro per mantenere sè stessa e le due figlie. Essendo di estrazione sociale medio alta all’inizio Mildred non vorrebbe accettare i lavori piu’ umili da cameriera o governante ma alla fine si dovra’ accontentare di servire in una tavola calda scendendo a patti con il proprio orgoglio e quello della figlia primogenita, Veda, viziata e spocchiosa a cui Mildred perdona tutto perche’ specchio delle sue proprie ambizioni. Sara’ proprio per giustificarsi con Veda che Mildred si aggrappa all’idea di avere un ristorante suo e le prime due puntate trasmesse venerdi scorso su Sky Cinema 1 terminano con la morte della secondogenita a pochi giorni dall’apertura del locale, subito dopo una breve fuga d’amore con Monty e ora fremo per sapere come evolvera’ la storia.
Alla regia del prodotto troviamo Todd Haynes, alla sua prima esperienza di direzione televisiva. Dopo il biopic su Bob Dylan I'm not there, il regista torna alle atmosfere melo’ del cinema anni ‘40/’50 che aveva gia’ esplorato in Lontano dal Paradiso. La lunga durata del progetto televisivo gli permette di indulgere in una narrazione molto piana, di stampo classico con dettagli che ben sottolineano i momenti culminanti (la caviglia sanguinante di Mildred dopo la mattinata alla ricerca di un lavoro) e scene che illustrano perfettamente la psicologia della protagonista (il colloquio con la ricca signora per il posto di governante). Molto importante la colonna sonora che non e’ solo bella e ricca di brani d’epoca ma attraverso il sentimento espresso dal brano si vuole sottolineare l’emozione del momento.
Kate Winslet ha vinto l’Emmy 2011 come miglior attrice tv ed e’ indubbiamente molto brava ma per ora sono ancora legata al modello di Joan Crawford, che per Il romanzo di Mildred, vinse l’Oscar: la diva aveva un piglio volitivo che ben si confaceva all’ambiziosa Mildred, mentre trovo la Mildred della Winslet piu’ ordinaria, probabilmente è piu’ realistica e mi affezionero’ a lei prima della fine dei 5 episodi ridotti solo a 3 nella versione Sky non per tagli ma perche’ il pubblico italiano regge 2 ore consecutive di messa in onda.
Per me grandissima miniserie. L'ho amata davvero molto.
Scritto da: Alessandra | 23 ottobre 2011 a 21:27