Shun Li e’ una giovane donna cinese che lavora duramente per far arrivare in Italia anche il suo bambino. Da una camiceria di Roma viene mandata a lavorare in un bar di Chioggia. Qui la donna fa amicizia con Bepi, un pescatore slavo da trent’anni in Italia. Il legame tra i due suscita i pettegolezzi del paese e la disapprovazione della comunita’ cinese che costringe Li ad interrompere il rapporto e la trasferisce altrove..
Con pacata tenerezza lo sguardo antropologico di Andrea Segre indaga oltre che la comunita’ cinese in Italia, anche la comunita’ di pescatori di Chioggia, dove il lavoro e’ altrettanto duro e solitario. Al regista non interessa dare giudizi piu’ o meno moralistici su situazioni che intuiamo al limite della schiavitu’ e dello sfruttamento ma preferisce porre l’attenzione sulla solitudine di due vite raminghe che si incrociano per un momento. Nessuna recriminazione su cio’ che poteva essere tra Li e Bepi ma la malinconica accettazione dell’ineluttabilita’ di un destino che sembra essere proprio della storia dell’umanita’ piu’ che appartenere alla realta’ contingente di quest’ondata migratoria in Occidente, non per nulla a consolare Shun Li ci sono i versi di un antico poeta cinese a cui e’ dedicata una festa delle luci.
La malinconica dolcezza della storia trova corrispondenza nell’altrettanto malinconica bellezza della scenografia: le nebbie sulla laguna squarciate da improvvisi raggi di sole, l’acqua alta mostrata nel suo fascino inconsueto e contemporaneamente nella fatica che richiede a chi la vive quotidianamente.
E’ piuttosto inusuale che un film italiano, soprattutto d’esordio, riesca a raccontare una vicenda corale, di solito si preferisce lavorare su realta’ molto piccole, Segre, che arriva dal documentario, riesce a portare alla nostra attenzione, sempre con la delicatezza del non detto, diverse figure sia cinesi che italiane, supportato in questo versante da un cast di tutto rispetto in cui si segnala l’ennesima trasformazione di Battiston, nei panni di Davis, uno sfaccendato invischiato in faccende poco chiare e si ricorda la bella faccia da cinema di Marco Paolini, coproduttore della pellicola.
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