USA, 1966
con Gregory Peck, Sophia Loren,
regia di Stanley Donen
L’egittologo David Pollock, professore americano in trasferta ad Oxford, viene contattato da un magnate arabo del petrolio per decifrare un geroglifico. A Londra si trova in incognito anche il primo ministro dell’emirato arabo che chiede al professore di fare il doppio gioco. Pollock si ritrova invischiato in questo intrigo suo malgrado e in casa del magnate incontra la bellissima Yasmin Azir, amante del petroliere, figlia di un alto papavero dell’esercito arabo o che altro?
Prima scena: un professore universitario si reca ad un normale controllo oculistico dove trova un sostituto del suo medico di fiducia, in realta’ un sicario che lo uccidera’. Gia’ dalla prima inquadratura, l’ingresso nello studio medico, lo spettatore capisce che non sa assistendo a un evento normale, l’atmosfera e’ resa inquietante dal taglio diagonale dell’inquadratura, dai forti contrasti di luci (le lettere da leggere sullo schermo che si riflettono sul volto del paziente). L’uso di luci pop, il taglio originale delle inquadrature, i riflessi, le deformazioni sono la cifra stilistica di Arabesque, seconda incursione nel giallorosa dopo Sciarada, di Stanley Donen, il grande maestro del musical americano. Un tributo alle forme piu’ moderne delle immagini di moda e della fotografia anni '60 ma anche un raffinato gioco di rimandi e deformazioni dei personaggi che, com’e’ tipico del gialli, non sono mai quel che appaiono a prima vista.
Ulteriore tocco di classe i dialoghi effervescenti con battute fulminanti e una Sofia Loren all’apice della sua bellezza: il ruolo da commedia sofisticata esalta la sua innata eleganza, sottolineata da un meraviglioso guardaroba firmato Dior, se amate la moda vintage dovete recuperare il film solo per questo motivo.
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