Giulietta, vedova di un pescatore e madre del ventenne Filippo, sogna di lasciare il lembo di terra a sud della Sicilia e rifarsi una vita altrove. Sfrutta l’estate imminente per affittare la casa ai turisti e racimolare il denaro sufficiente per andarsene. Ma una notte il suocero e il figlio tornano da una battuta di pesca con un carico di clandestini e Giulietta si trova costretta, altrettanto clandestinamente per non incorrere nelle sanzioni della legge contro l’immigrazione, ad aiutare la profuga Sara a partorire..
Peccato per il solito finale aperto: lo stesso Crialese fa riferimento agli stilemi della fiaba per questa sua ultima opera e allora che si sarebbe stato di male se il piano di fuga di Ernesto Giulietta e Filippo fosse andato in porto? Certo si sarebbe persa l’evocativa scena finale della barca ripresa dall’alto in mezzo ai marosi ma forse avrebbe avuto piu’ concretezza lo scontro generazionale in cui Filippo si trova implicato.
Il bello di Terraferma e’ proprio la transizione, in cui tutti i personaggi sono coinvolti: il giovane Filippo indeciso tra il rigore della tradizione marittima del nonno Ernesto che risponde alle leggi del mare, piu’ antiche e sacre della disgustosa Bossi-Fini e il modello neo imprenditoriale dello zio che fa di tutto per essere trendy e accontentare i turisti. Giulietta e Sara sono poi due donne spinte dallo stesso desiderio di fuga in cerca di una vita migliore e il volto ferino di Sara che emerge nel buio trascende la tragedia degli immigrati africani per diventare simbolo di tutte le paure e le disgrazie che l’avventura verso un nuovo mondo puo’ comportare.
C’e’ un continuo scambio di ruoli e di luoghi: la terra ferma del titolo pare essere l’isola non meglio identificata in cui si svolge il film, crocevia di turisti ed immigrati, ma da una battuta finale si capisce che la terra ferma, l’approdo sicuro, la salvezza e’ sempre altrove e il viaggio per raggiungerla e’ sempre lungo e periglioso.
Nonostante qualche pecca di sceneggiatura, Terraferma conferma il talento visivo di Crialese, il suo amore per il mare, elemento primordiale e liberatorio anche se nel film ce lo mostra insozzato da mucchi di plastica, le coste scabre e nere di una terra inospitale che sempre spinge al viaggio.
Premio speciale della Giuria alla 68esima Mostra del Cinema di Venezia.
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