1979, in una cittadina dell’Ohio, Lillian, un gruppo di ragazzini gira un filmino sugli zombi da mandare a un festival. Durante una ripresa notturna assistono al deragliamento di un treno causato dal loro professore di scienze. Da quel momento la cittadina viene sconvolta da fatti misteriosi mentre l’esercito ne prende il controllo senza dare spiegazioni. La stampa del girato di quella notte rivelera’ quello a cui i militari stanno dando la caccia..
La frase piu’ ripetuta dai commentatori durante le celebrazioni del decennale dell’11 settembre era che gli Stati Uniti dovevano girare pagina, che in questo decennio si erano vendicati ma non era iniziato un vero processo di elaborazione del lutto. Beh se il cinema e’ il mezzo principale con cui l’America racconta il proprio mito e fa i conti con la propria coscienza, Super 8 e’ (e sara’) un tassello fondamentale per questa nuova pagina da scrivere sull’11 settembre. Lo capiamo gia’ dalla sequenza d’apertura dove l’acciaieria attorno a cui si e’ sviluppata la cittadina di Lillian deve riaggiornare il cartello con cui orgogliosamente segna da quanti giorni non succede un incidente in fabbrica ripartendo da 1: non c’e’ bisogno di narrare la disgrazia, il film comincia dal giorno dopo, dal funerale della madre del piccolo protagonista, Joe Lamb.
La scena anticipa anche uno stile piuttosto classico, che sembra uscito dalle riviste di sceneggiatura lette dall’aspirante regista Charley, che domina buona parte del film in cui la suspense e’ data dalla negazione della visione (la famosa enfasi per celazione): lo spettatore si appassionera’ cosi’ alle vicende che legano le famiglie di Joe e Alice, mentre l’alieno comparira’ in tutto il suo orrore solo nel finale dopo che il terribile omicidio del ragazzo della pompa di benzina viene nascosto dal dolly che salendo, porra' l’insegna rotante del distributore a coprire la vetrina dietro cui si compie lo smembramento.
Non hanno bisogno di commenti la scena del deragliamento del treno, una delle piu’ efficaci scene d’azione di tutti i tempi, girata in maniera perfettamente fluida, senza gli "squadrettamenti" o le accelerazioni che di solito inficiano una scena d’azione ed e’ adorabile anche il filmino girato dalla banda di ragazzini, mandato sui titoli di coda che vi impedira’ di leggere qualsiasi informazione stia scorrendo a lato.
Tornando al film, non manca un gusto cinefilo che rilegge tutta la fantascienza a partire dagli anni ‘50: la paura dei russi, gli incidenti e le autopsie alla Roswell, le abitudini alimentari dell’alieno che conserva le sue vittime in baccelli alla Body Snatchers e ovviamente l’omaggio principale e’ al cinema di Steven Spielberg. Credo di aver visto quasi tutti i film, per lo meno quelli di fantascienza del regista, ma solo in questa rilettura mi sono accorta in pieno del potere anarchico e rivoluzionario dello sguardo innocente e curioso di un ragazzino.
Il finale di Super 8 e’ davvero un capolavoro di suggestione e commozione a partire dallo sguardo dello alieno avvilito e spaventato che fissando negli occhi Joe ritrova un barlume della tenerezza degli occhioni di E.T. e poi c’e’ il coraggio di lasciare andare il medaglione che racchiude il ritratto della madre, ultimo tassello perche’ l’astronave riparta e tutto possa tornare alla normalita’. Tra lo sguardo in quegli occhi alieni e la mano che si apre per lasciare andare il ricordo di chi non c'e' piu' e' racchiuso tutto il dramma di una generazione, la mia generazione, formatasi nella tenerezza di un incontro alieno e sconfitta da uno scontro di civilta'.
Bè, hai descritto alla perfezione questo bellissimo film, nostalgico e citazionistico, ma anche emozionante e coinvolgente.
Scritto da: Alessandra | 23 settembre 2011 a 19:34
grazie , in effetti e' un film che ho amato molto .)
Scritto da: ava | 25 settembre 2011 a 12:23