Nel video che accompagna la sezione della mostra alla Fabbrica del Vapore e’ lo stesso Anish Kapoor a confessare la sua fantasia infantile di inventare una pittura (io l'ho intesa come vernice) in grado di nascondere le cose e a sostenere che in un certo senso la sua arte cerca di inseguire ancora quel sogno infantile che ha a che fare con la suggestione, la magia, qualcosa di molto ludico ed e’ proprio questo aspetto giocoso dell’arte di Kapoor che emerge dalla mostra milanese dedicata all’artista angloindiano.
Sara’ che alla Besana si e’ rotta la pompa idraulica che faceva girare My Red Homeland, l’enorme ruota di cera rossa di cui quindi ho solo letto la grande suggestione ipnotica senza averla potuta sperimentare, le altre sculture esposte alla Rotonda, superfici lucide, concave o convesse che riflettono realta’ distorte come le sale da specchi deformanti delle giostre richiamano soprattutto questo aspetto ludico perche’ esposte in uno spazio chiuso, anche se le colonne della Rotonda creano bellissimi effetti dentro gli specchi, non hanno la stessa forza straniante che le opere acquistano negli spazi aperti, siano prati o onde marine che si infrangono sulla spiaggia.
Dirty Corner, l’opera site-specific che l’artista ha creato appositamente per la cattedrale della Fabbrica del Vapore insiste sul valore ludico dell’esperienza per cio’ che avviene prima di poter entrare all’interno della struttura lunga quasi 60 metri, dove si viene completamente avvolti dal buio, e’ necessario infatti firmare una liberatoria che automaticamente sposta l’attenzione su un inesistente rischio del percorso: credo non si debba firmare una liberatoria neppure per salire per le montagne russe piu’ spericolate di un parco divertimenti, bisogna farlo per visitare un oggetto d’arte? Visto che la liberatoria e‘ in inglese, probabilmente e’ un’idea dello stesso Kapoor per stimolare ulteriormente lo spettatore creando un certo timore verso l’opera: l’idea di essere avvolti completamente dal buio, l’impossibilita’ di vedere interamente dall’esterno l’oggetto in cui si penetra non permettendo cosi' di formarsi una proiezione mentale di cio’ che si dovra’ attraversare. Tutte suggestioni molto forti che portano a vivere l’esperienza artistica con lo spirito goliardico con cui si affrontano le giostre piu’ pericolose. Ovviamente il percorso si puo’ ripetere e la suggestione, almeno nel mio caso e’ stato piu’ intimista (anche perche’ non avevo piu’ alle spalle i bambini urlanti del primo tragitto) oppure si puo’ anche decidere di non entrare nel tunnel, come mi pare che sia successo a una coppia che si teneva per mano bloccata a pochi passi dall’imboccatura, ultimo frammento visivo di un intenso pomeriggio a contatto con le opere di Anish Kapoor.
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