USA 1919
con Sessue Hayakawa, Tsuru Aoki, Edward Peil Sr.
regia di William Worthington
Il selvaggio Tatsu e’ un abile pittore ma alquanto strano: dipinge per ritrovare il sembiante dell’amata principessa che gli dei hanno rapito mille anni prima trasformandola in drago. L’agrimensore Uchida, visti i disegni di Tatsu, intuisce che il ragazzo potrebbe essere il discepolo ideale di Kano Indara, ultimo esponente di una grande famiglia di pittori rimasto senza eredi ne’ allievi; conduce quindi il giovane artista a Tokyo per presentarlo all’insigne maestro che rimane colpito dall’arte del ragazzo. Tatsu invece rimane colpito dalla figlia di Indara, Ume-ko, e ritrova in lei la principessa dei suoi sogni. Superato l’apprendistato Tatsu e Ume-ko si sposano ma il giovane marito e’ talmente soddisfatto di aver appagato il suo desiderio d’amore da perdere ogni talento pittorico. Alla moglie non resta che inscenare la propria morte per far capire al marito che l’arte e l’amore devono andare di pari passo.
Operetta morale sul rapporto tra arte e amore molto amata dai surrealisti ambientata in un Giappone romantico e interpretata dalla compagnia di Sessue Hayakawa, attore di origine giapponese che divento’ la prima stella hollywoodiana di origine asiatica, attivissimo nell’epoca del muto ma molto noto anche in seguito, infatti il suo ruolo piu’ famoso e’ certamente quello del colonnello Saito ne Il ponte sul fiume Kwai.
La regia non brilla per virtuosismi ma si mette al servizio della trama riuscendo a coinvolgere lo spettatore e a creare un’atmosfera molto suggestiva fatta di scene open air e fondali di natura lussureggiante.
All’interesse dei surrealisti segui’ un periodo di declino tanto che la pellicola ha rischiato di scomparire. Ne rimase un’unica copia con le didascalie in francese restaurata nel 1988 dalla Eastman.
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