Italia 2007
con Andrea Iaia, Anna Valle, F. Murray Abraham, Paolo Seganti,
regia di Renzo Martinelli
La vita di Primo Carnera, dall’infanzia poverissima in Friuli fino al al 1934, anno in cui perse il titolo mondiale di Campione dei Pesi Massimi conquistato l’anno prima.
Un’occasione mancata per rivisitare la vita di un campione italiano piu’ mitizzato all’estero che in Italia: alcuni aspetti della vita rimangono confusi e si omette totalmente il rapporto tra Carnera e il regime fascista italiano nonche’ la sua attivita’ cinematografica (in Italia e ad Hollywoood), trasformando la sua esistenza in un’agiografia dell’orgoglio dell’immigrazione italiana che stringe i denti e sopporta ogni sacrificio come sottolinea la frase del boxeur posta all’apertura del film che piu’ o meno dice “ho preso tanti pugni in vita mia ma li riprenderei tutti pur di fare studiare i miei figli”; frase sicuramente dignitosa e rispettabile ma che da’ un taglio inequivocabile alla pellicola, senza contare che verra’ ripetuta per ben due volte nel corso del film!
Passata la didascalia il film comincia con una discesa vertiginosa sul ring del Madison Square Garden, in quel 29 giugno 1933 in cui Carnera conquisto’ il titolo mondiale e nei momenti che portano alla vittoria vediamo sporgersi tra le corde del ring Burt Young, ebbene si’ proprio lo Zio Paulie di Rocky che in questa pellicola ha un ruolo molto simile a quello avuto nella saga sulla boxe di Sylvester Stallone. Ci vuole un gran coraggio a mettere un personaggio cosi’ identificativo di un film in un’altra pellicola sul pugilato, calcolando che poi i metodi di allenamento del giovane Carnera sono molto simili a quelli di Rocky, ci si domanda perche’ il cameo dell’allenatore di Max Baer sia stato dato a Nino Benvenuti, sarebbe stato piu’ onesto chiamare Stallone!
Martinelli purtroppo non ha nessun timore di sfiorare il ridicolo, basta pensare alla messa in scena della prima notte di nozze tra il pugile e Pina Cosulich racchiusa nel primo piano delle scarpe ai piedi del letto, un’immagine melensa che potrebbe riportare a un’atmosfera d’altri tempi, peccato che l’immagine si stringa e la sproporzione tra le due paia di scarpe perda la sua valenza romantica e rischi di alludere a qualche aberrazione sessuale.
Anche se non salva la pellicola, va riconosciuta l’accuratezza della ricostruzione storica, perfetta nelle scenografie e nei costumi, sottolineata anche dall’introduzione di ogni nuovo capitolo della vita di Carnera con fotogrammi che sembrano immagini d’epoca, peccato che dopo un po’ l’escamotage si riveli noioso nella sua ripetitività’. Deludenti le scene di boxe: anche se nel suo precedente Vajont Martinelli si era distinto per gli ottimi effetti visivi, questa volta la qualita’ digitale e’ scarsa, le scene dei combattimenti risultano molto rigide, mancando totalmente di fluidita’.
Per quanto riguarda il cast, il film vanta nomi di tutto rispetto come quello di F. Murray Abraham nei panni del primo manager di Carnera, Mister See, Paul Sorvino e lo stesso Burt Young, mescolati a caratteristi italiani e volti protagonisti delle fiction di casa nostra: Anna Valle, Paolo Seganti: fa specie vedere un film dove si (ri)conoscono tutti gli interpreti a parte il protagonista, lo sconosciuto Andrea Iaia che non riesce ad accapparrarsi il merito a dare spessore alla figura di Carnera.
recensione pubblicata a suo tempo su ImpattoSonoro
social