Washington D.C., 1865: al termine della guerra civile, un gruppo di ribelli sudisti attenta ai vertici dello stato americano, uccidendo Abramo Lincoln. Tutti i cospiratori vengono catturati, tranne il giovane John Surratt. Viene pero’ incarcerata la madre, Mary Surratt, accusata di aver aiutato il figlio e gli altri congiurati ospitandoli nella pensione da lei gestita. Per questa accusa la donna viene processata dalla corte marziale e condannata all’impiccagione per tradimento.
Robert Redford narra i retroscena del processo seguito all’omicidio di Lincoln per rielaborare l’ultimo decennio di storia americana: ancora una volta la nazione, sconvolta da un attentato di dimensioni epiche, mette da parte il diritto di ogni cittadino di avere un equo processo e si rifugia nel rigore marziale del patrol act e nell'orrore della tortura per estorcere le informazioni ai terroristi. Il parallelo tra la guerra civile culminata dall’attentato a Lincoln e le reazioni all’11 settembre sono sottolineate dai cappucci che fanno tanto Guantanamo che gli assassini del sedicesimo Presidente sono costretti a tenere anche nelle loro celle.
Su questo parallelo storico si innesta la vicenda dell’avvocato di Mary Surratt, Frederick Aiken, veterano nordista che sulle prime non vuole prendere le difese della donna ritenendola colpevole in base ai pregiudizi sui sudisti. Quando si rendera’ conto di essere coinvolto in un processo farsa che ha gia’ stabilito le condanne, Aiken lottera’, anche a discapito della sua credibilita’ sociale, per ottenere un processo equo per la donna che andava processata da una corte civile e non da una corte marziale.
Siamo di fronte a un film a tesi, costruito con stile molto classico, emblematica la scena in cui il senatore Johnson tiene un monologo sulla giustizia sui gradini del Capitolo: per sottolineare il valore delle parole, la scena e’ ripresa dal basso facendo risaltare la statura dell’uomo di legge.
Forse quel che manca e’ un po’ piu’ di cuore nel corso del film che pure e’ molto scorrevole. Tutta la passione di Redford la troviamo nella commovente scena dell’impiccagione seguita nei minimi dettagli e la soggettiva del cappuccio che cala sul volto di Mary Surrat (la prima donna giustiziata negli Stati Uniti) a negarle per sempre la visione del mondo e’ struggente.
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