Il principe Naritsugu, fratello dello Shogun e’ un sadico violento e borioso. I consiglieri dello Shogun si trovano di fronte un delicato problema: fermare l’ascesa politica di Naritsugu senza scontentare il loro signore. Si forma allora un manipolo di 13 valorosi samurai che si assumono la responsabilita’ di eliminare il nobile durante un viaggio. Ma a vegliare sulla sicurezza del principe c’e’ Hanbei, vecchio compagno d’armi di Shinzaemon Shimada, capo degli assassini, che ben presto intuisce il piano ai danni del suo protetto e fara’ di tutto per sventare l’impresa.
Takashi Miike si cimenta con un remake dell’omonimo film del 1963 di Eiichi Kudo, realizzando una pellicola dal gusto molto classico idealmente divisa in due parti, la prima narra le delicate trame politiche che stanno alla base della decisione dell’eliminazione di Naritsugu con flashback molto rapidi che raccontano le perversioni del principe e la costituzione del manipolo di samurai giustizieri. Sicuramente questa e’ la parte che mi ha intrigato di piu’ con ambientazioni in interni molto scuri che ben si adattavano al tono cospiratorio. Anche la violenza in questa prima parte e’ narrata per celazione come dimostra la bella scena iniziale dell’harakiri del samurai che si toglie la vita per protestare contro la crudelta’ del fratello dello Shogun: tutto viene raccontato con la cinepresa fissa sul volto dell'uomo e solo dai movimenti delle spalle intuiamo cosa stia facendo. Miike pero’ non dimentica le sue origini horror e allora ecco l’apparizione tremenda della donna con gli arti e la lingua mutilati che scrive con la bocca il destino toccato ai suoi familiari. Il doloroso cartiglio tornera’ a raccontare il rovesciamento di sorti quando scatta l’astuta trappola di Shimada.
La seconda parte e’ puramente di azione e si dilunga un po’ troppo anche se contiene una perla di cinema come la sequenza in soggettiva di un duello visto da un samurai morente che giace a terra. L’uomo (e noi con lui) segue con apprensione il duello del suo compagno d’armi da un’angolazione insolita. Una soluzione stilistica davvero efficace.
13 assassini non vuole essere il solito film di intrattenimento di cappa e spada: come dice una didascalia in apertura di pellicola, i fatti narrati si svolgono nel 1844, esattamente 100 anni prima delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, in un’epoca in cui la civilta’ samurai era gia’ in declino, infatti per i protagonisti piu’ giovani l’attacco al drappello del principe sara' la sola occasione di un combattimento vero con la spada fuori dai campi di allenamento. Tutto il film e’ percorso dalla tensione che anima i leggendari soldati nipponici, a disagio in tempi di pace e risulta fondamentale la contrapposizione tra l’ideale samurai rappresentato da Shimada che persegue il bene anteponendo gli interessi del popolo ai voleri folli del sovrano e il modello proposto da Hanbei per cui il samurai non si deve interessare delle conseguenze ma avere a cuore solo la volonta’ del proprio signore.
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