Per sfuggire ai poliziotti che li inseguono per un furto d’auto, due ragazzi si rifugiano in una palestra dove si pratica la boxe. L’allenatore nota la “castagna“ micidiale di uno dei due e lo invita a tornare. Michele lo fara’ solo quando il suo amico, Rosario, finisce dietro le sbarre. Per Michele si aprono nuove prospettive, anche la possibilita’ di partecipare alle Olimpiadi, se verra’ accettato dalle Fiamme Oro della Polizia; ma proprio la mattina dell’appuntamento che potrebbe cambiargli la vita, Rosario viene liberato e chiede all’amico di aiutarlo nella sua vendetta, che costera’ a Michele otto anni di carcere. Uscito di galera, il pugile e’ sempre piu’ deciso a seguire il suo sogno, anche facendosi sponsorizzare dalla camorra, almeno fino a quando non gli viene chiesto di perdere un incontro. Non sottostando alla richiesta, Tatanka e’ costretto a fuggire a Berlino dove trovera’ una nuova occasione nella boxe che pero’ potra’ realizzare solo tornando a casa.
Il film si ispira al racconto di Roberto Saviano, Tatanka Skatenato, contenuto ne La bellezza e l’inferno in cui l’autore di Gomorra prende spunto dall’esperienza di Clemente Russo detto Tatanka e Domenico Valentino per raccontare come Marcenise sia la fucina dei campioni di boxe italiani. Proprio Clemente Russo interpreta il ruolo di Michele in quello che non e’ un biopic sulla sua vita e piu' che un film di genere sulla boxe, e’ un melo’ drammatico sull’omossessualita’ latente che domina il rapporto tra Michele e Rosario, impossibile da esprimersi se non attraverso un’amicizia di ferro tra due giovani cresciuti nel mondo dominato dal modello machista imposto dalla camorra in cui Rosario fara’ anche carriera.
Recitata in dialetto stretto e tutto sottotitolata, la pellicola mette troppa carne al fuoco sfruttando molte delle suggestioni proposte dal testo di Saviano ma perdendo per strada la fisicita’, la fatica e il dolore che emerge (anche un po’ retoricamente) dall’articolo di Saviano nonostante le belle scene di pugilato. Spiace per l’occasione parzialmente perduta perche’ molti degli interpreti del film provengono dalla lunga serialita’ napoletana a partire da Carmine Recano, il Gabriele Coppola de La nuova squadra (c’e’ pure un cameo di Claudia Ruffo, l’Angela Poggi de Un posto al sole) e in un momento in cui il destino del serial napoletano e’ sospeso se non defunto, vedere che il telefilm e’ una fucina di buoni attori e caratteristi da’ soddisfazione.
Comprensibili le proteste del Corpo di Polizia che compaiono solo all’inizio del film mentre torturano a morte un ragazzino per farlo parlare: visto che la sequenza non e’ molto funzionale all’articolatissima trama forse si poteva evitare. Altrettanto evitabile la sospensione di sei mesi dalle Fiamme Oro del protagonista Clemente Russo per il danno d’immagine recato al Corpo per non aver insistito sulle modifiche alla sceneggiatura.
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