Da bambino Bazil perde il padre saltato su una mina in Algeria e a trent’anni si ritrova a senza lavoro perche’ colpito da un proiettile vagante che gli si e’ conficcato nel cranio. Al giovane non resta che una vita da clochard: per sua fortuna viene adottato da un gruppo di barboni che vivono smistando rifiuti. La nuova famiglia si rivelera’ provvidenziale per Bazil quando scoprira’ che le due fabbriche di armi che gli hanno rovinato la vita sorgono una di fronte all’altra: una vicinanza congeniale all’astuto piano di vendetta del nostro eroe..
Cinque anni dopo Una lunga domenica di passioni, torna Jean-Pierre Jeunet con il suo inconfondibile cinema fatto di colori saturi, personaggi bizzarri e uno stile sia narrativo che visivo che affastella oggetti e situazioni. In questo caso gli oggetti sono fantasmagorici giocattoli creati dai rifiuti dei quali vivono i clochard. Rifiuti nei quali vive anche la bislacca combriccola capeggiata da Madame Tambouille e se la frase letta puo’ provocare disgusto, l’invenzione della tana nella rumenta e’ invece stupefacente. C’e’ piuttosto un eccesso di situazioni drammaturgiche che spesso si perdono nel nulla ad esempio i titoli di testa in stile noir hollywoodiano che non hanno nessun senso nell’economia filmica se non il fatto che quando Bazil viene colpito dal proiettile sta guardando Il grande sonno quindi scivola nell’incoscenza sognando lo stile Warner che, guarda caso, distribuisce il film. Risulta discutibile anche l’iimpatto crudo della realta’ dei bambini mutilati dalle armi in un film cosi’ farsesco e dai toni favolistici; per il resto il regista de Il favoloso mondo di Amelie riesce ancora una volta ad affascinarci con la sua fantasiosa magia visiva.
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