Ree Dolly ha diciassette anni e si occupa a tempo pieno del fratellini minori e della madre, svanita nei meandri della depressione. Il padre, spacciatore, entra ed esce di galera, fino al giorno in cui per pagare l’ennesima cauzione, ipoteca la casa dove vivono i suoi figli. Lo sceriffo informa Ree che se il padre non si presentera’ al processo perderanno la proprieta’. Alla ragazza non resta che infrangere le leggi non scritte della comunita’ per salvare la sua famiglia.
Un gelido inverno e’ un gran bel thriller, di quelli imprevedibili in cui non sai mai che sviluppo avra’ la vicenda. Il pregio maggiore della pellicola, girata con un rigoroso realismo, e’ pero’ l‘indagine antropologica condotta dalla regista Debra Granik su un America rurale di cui noi europei non sospettiamo neppure l’esistenza. Un mondo atavico che si regge ancora sulle leggi del clan e l’occhio della regista e’ molto attento alla condizione femminile: donne guardiane e paladine di uomini che incutono timore, sempre presi dai loro traffici illegali. Ree e’ una Dolly e sa bene quale e’ il suo posto nella comunita’ pero’ e’ costretta a infrangere secolari leggi non scritte per salvare la propria famiglia dato che non c’e’ nessun uomo che la possa aiutare.
La Granik sottolinea la condizione femminile attraverso la metafora degli animali: cani alla catena, scoiattoli, il terribile muggito del vitello, parossistica anticipazione del pestaggio di Ree.
Il tutto si ricollega alla dimensione panica dei boschi del Missouri che rimanda al gotico americano sia pittorico che letterario: gli inquietanti barns, i granai di legno dal tetto a punta dove si puo’ nascondere l’orrore di lovecraftiana memoria, la carrellata di auto e furgoni lasciati ad arrugginire testimonianza della nuova depressione e vaga reminiscenza delle porte da non aprire degli anni ‘70 e non vorremo mica credere casuale il cameo di Sheryl Lee, la Laura Palmer di Twin Peaks in questo gioiellino di suggestioni macabre appena accennate dove la scena del recupero del cadavere nel lago con la barca guidata dalle due megere (una ha anche un nome dai rimandi oscuri, Merab) assume la dimensione di un viaggio iniziatico nella terra dei morti per la giovane Ree che puo’ salvare la sua famiglia solo confrontandosi con la morte.
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