Pandora and the Flying Dutchman
UK, 1951
con Ava Gardner, James Mason, Mario Cabre’,
regia di Albert Lewin
Nella Spagna della fine degli anni ‘20, il porto di Esperanza e’ diventato un buen ritiro per il jet set americano che ruota attorno alla bellissima Pandora Reynolds, una ragazza capricciosa e crudele che assiste indifferente al suicidio di uno dei suoi spasimanti ed accetta di sposare un corridore solo quando questi rinuncia per amor suo alla macchina che ha costruito gettandola da una scogliera. La stessa notte in cui Pandora accetta la proposta di matrimonio, al porto compare un misterioso veliero che attrae subito la curiosita’ della donna. Il proprietario e’ Hendrick van der Zee che si rivelera’ essere l’Olandese Volante, capitano olandese del XVII sec su cui grava una terribile maledizione: sara’ costretto a vagare in solitudine per i sette mari fino a quando una donna non sara’ disposta a sacrificare la vita per amor suo.
Melodramma raggelato che inanella una serie di morti tragiche: la pellicola si apre una ventina d’anni dopo gli eventi narrati con il ritrovamento del relitto del veliero di van der Zee e i corpi dei due amanti; inizia cosi’ il racconto dell’incontro tra i due protagonisti, narrata da Geoffrey Fielding, studioso di antichita’ e cultore di leggende.
Pandora viene introdotta la sera in cui un suo spasimante si suicida per lei avvelenandosi in un locale pubblico, arriva poi il torero Montalvo con cui Pandora ha avuto una relazione, l’uomo capisce che nonostante la promessa di matrimonio con Steven Pandora e’ innamorata di Hendrick e lo uccide ma essendo l’olandese immortale (in un flashback assistiamo all’uxoricidio per gelosia che causa la maledizione) il giorno dopo compare alla corrida suscitando il terrore di Montalvo che viene incornato a morte dal toro con cui sta combattendo. In tutta questa catena di morti violente il momento piu’ intenso e’ forse la gara automobilistica con la quale Stephen Cameron cerca di battere un record mondiale a rischio della vita e molti tra gli spettatori, Montalvo ma anche Pandora ed Hendrick sperano piu’ o meno inconsciamente nella morte del pilota nel rogo dell’auto.
La misura dell’amore sta in quello a cui si e’ disposti a rinunciare e’ l’assunto attorno a cui ruota il film e la cosa piu’ preziosa e’ la vita, tranne che per Hendrick van der Zee, disposto a rinunciare alla salvezza e alla fine della maledizione purche’ l’amata Pandora non sacrifichi la sua vita per lui, ma Pandora, reincarnazione della moglie uccisa da Hendrick secoli prima, accetta il sacrificio che si trasforma in un momento magico oltre la barriera del tempo (la clessidra smette di far scivolare la sabbia prima di incrinarsi).
Lettura romanticissima del sentimento amoroso ma soprattutto metafisica e all’arte metafisica si ispira lo stile del film. Essendo questa scuola parte della corrente del surrealismo e’ Man Ray a occuparsi della fotografia e a creare la scacchiera e a dipingere (omaggiando De Chirico?) il quadro relativo al mito di Pandora a cui Hendrick van der Zee sta lavorando quando entra in scena. Sulla spiaggia di Esperanza affiorano statue di gusto classico che fissano il mare e la sarabanda dopo la gara vittoriosa di Stephen accentua la dimensione onirico fantastica ma e’ l’uso geniale dei filtri blu per ricreare le scene notturne girate in realta’ nel mezzogiorno a suggellare la dimensione surreale con le ombre corte degli assolati pomeriggi mediterranei sposate ai colori freddi della notte.
La seconda immagine illustra una delle piu' belle composizioni della storia del cinema classico
Scritto da: Corrado | 30 marzo 2011 a 14:31