Cetto La Qualunque torna nella natia Marina di Sopra dopo quattro anni di latitanza in SudAmerica. Gli amici lo accolgono con calore ma purtroppo lo debbono informare che un’ondata di legalita’ crescente sta investendo la Calabria mettendo a rischio le sue attivita’ e le sue proprieta’ A Cetto non resta che scendere in politica per salvare la situazione e per vincere l’elezione a sindaco ricorre a Gerry Salerno, manager della politica milanese...
Quando il film finira’ la sua (fortunatamente) gloriosa corsa nelle sale cinematografiche dovrebbe essere messo in commercio per l’home video assieme a La bella politica, la prima inchiesta di Riccardo Iacona per questa nuova serie di Presa diretta, in questo modo si capirebbe con precisione come la feroce satira di Albanese sia regolarmente superata dalla (sur)realta’ politica del nostro Paese.
Il comico e’ solito dire che ormai Cetto e’ diventato un moderato e purtroppo non solo per le questioni legate au pilu. La gag della fogna che scarica direttamente in mare e’ diventata triste attualita’ di questi giorni, l’esplosione dell’auto dell’avversario politico De Sanctis, raggela il pubblico ricordandogli che la stessa sorte ha colpito davvero diversi esponenti di giunte calabresi.
Come nella migliore tradizione della commedia all’italiana si ride sulla tragicita’ dei fatti, sulla fiera del pessimo gusto dell’ostentazione di Cetto e famiglia (impagabile l’abito della moglie con le spalline in metallo che ricordano una corona!).
Qualunquemente sa riscattarsi dalla dimensione televisiva in cui e’ nato Cetto introducendo le figure dei familiari: la moglie Carmen, campionessa dell’animalier che riesce a farsi maculare anche le unghie, deve accettare in casa la sventola mulatta che Cetto si e’ portato dall’America Latina e soprattutto il figlio Melo con cui Cetto cerca di sviluppare a suo modo un rapporto padre e figlio anche se poi gli riserva una crudelissima lezione di vita (il momento piu’ esilarante del film) che riesce comunque a dare i frutti desiderati.
Anche da un punto di vista registico c’e’ un certo impegno: le riprese dal basso di Cetto sottolineano la sua boria e la sua presunzione, i primi piani alla Sergio Leone rafforzano una reminiscenza western sempre presente nella pellicola a ricordare l'eterno clima da duello all'ultimo sangue che caratterizza questa nazione spaccata in due (puntualmente il conteggio elettorale finira’ in un pareggio).
Piacevoli anche i titoli di coda che dimostrano come realmente nessun animale sia stato maltrattato durante le riprese.
Un buon lavoro, degno di rappresentare la realta’ di questo Paese alla Berlinale 2011.
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