Checco e’ un giovane con la fissa della sicurezza e il suo sogno e’ quello di entrare nei carabinieri ma la sua richiesta viene respinta per ben tre volte, trovera’ appigli in seno alla Curia milanese e senza rendersene conto riuscira’ a sventare anche un attentato alla Madunina..
Sembra che non si possa parlare di Checco Zalone senza chiedersi se sia di destra o di sinistra, cercando di riassumere la trama mi e’ venuto il sospetto che il comico del momento sia in realta’ democristiano vista l’importanza che i luoghi religiosi hanno nelle sue pellicole: l’esordio era ambientato a Morimondo, antica abbazia alle porte di Milano, stavolta l’azione si svolge tra le guglie e nel Museo del Duomo.
Accantoniamo questo dubbio con un sereno “ecchisene” che possiamo estendere al refrain raccogliticcio del momento sul rinascimento della comicita’ meridionalista per spiegare il successo in sala di Zalone e Albanese, che per far terno deve contare anche Benvenuti al Sud che e’ in realta’ il remake di un film di cassetta francese, Giu' al Nord. Del resto una decina di anni fa si discuteva con lo stesso fervore sulla comicita’ toscana per il successo di Pieraccioni e Benigni ora decisamente in affanno.
Venendo a Che bella giornata, il film ha sicuramente dei buchi di sceneggiatura, soprattutto nel finale buttato via pero’ bisogna ammettere che mantiene molto piu’ di quel che promette: un cinema di pura evasione senza pensieri.
Il film si avvale di un grande cast ma mi ha molto divertito il rapporto di comicita’ classica che Ivano Marescotti, gia’ presente nella precedente pellicola, sta instaurando con il comico pugliese, quello della vittima predestinata reso ancora piu’ divertente dalla fisionomia non certo bonaria di Marescotti.
Zalone continua a mettere a fuoco la sua maschera di ignorante felice e beato della propria mediocrita’ e nel confronto con le situazioni internazionali fa emergere tutto il provincialismo dell’italiano medio, superficiale e raccomandato (allora siamo tutti democristiani!) ma in fondo ancora (?) di buon cuore paesano.
Vorrei spezzare un’altra lancia a favore di Zalone sul tema del paesaggio italiano per il quale mi pare sia piu' utile Checco Zalone che mille dibattiti. Come nel film precedente, Zalone si muove in un paesaggio suburbano che e' certamente piu’ congeniale a certi aspetti ingenui del suo personaggio. Quello che meraviglia e’ che questi luoghi siano dintorni milanesi, angoli di sorprendente bellezza che sopravvivono vicino alla piu’ grigia metropoli italiana, nascosti a pochi chilometri dalle brutture che scorrono ai lati della tangenziale e delle superstrade.
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