Marco Pagot, eroe dell’aviazione italiana durante il primo conflitto mondiale, si e’ trasformato in un maiale a causa di un maleficio. Nonostante questo, il prode aviatore, a bordo del suo idrovolante, combatte la sua guerra solitaria contro il fascismo e gli aerei pirati che infestano la costa dalmata.
Hayao Miyazaki, nel 1992 si regala quest’opera la cui trama fonde due temi molto cari al maestro giapponese, l’aviazione, passione del regista e attivita’ della sua famiglia e il cinema degli anni ‘20 e ‘30 sia in pellicola che d’animazione. Per i cartoni animati e’ evidente l’omaggio racchiuso nel cognome del protagonista, Pagot, come i celebri fratelli del cartone animato italiano. C’e’ poi la sequenza dentro il cinema dove Porco Rosso assiste a un cartoon in bianco e nero che cita il primo Topolino con un’eroina che ricorda Betty Boop.
L’atmosfera e’ quella delle pellicole belliche a cavallo degli anni ‘20-’30, che molto spesso avevano per protagonisti aviatori (Rivalita’ eroica, Angeli dell’inferno ecc..) Eroi solitari che combattevano per il loro onore e per la donna amata come dice la didascalia di apertura di Porco Rosso e non e’ neppure difficile ravvisare nelle le sembianze suine di Marco Pagot una certa somiglianza con Clark Gable.
L’elemento magico tipico di Miyazaki e' presente anche questa volta, ma i contorni della maledizione restano sfumati: nulla e’ dato sapere sul perche’ Marco Pagot abbia assunto i tratti di un maiale e anche il finale del film resta aperto: il nostro eroe scompare nel nulla e non sapremo nemmeno per chi batte il suo cuore, se per la raffinata Gina o la giovanissima ragazza meccanico Fio.
Nonostante gli aspetti scanzonati, la pellicola si muove prevalentemente su due dimensioni di malinconia molto diverse, da una parte la fine dell’epopea eroica degli idrovolanti e dall’altra la pesantezza dell’incombente tragedia della Seconda Guerra mondiale. Su tutto domina l’ambientazione in un Italia di fantasia che un po’ sconcerta e un po’ incuriosisce lo spettatore italiano con la perfetta rappresentazione dei Navigli in una Milano pero’ senza il Duomo.
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