Settimana pesantemente luttuosa per la cinematografia americana, iniziata con la scomparsa il 26 settembre, della centenaria Gloria Stuart, tra le attrici preferite del regista James Whale che aveva avuto un ritorno di gloria in tarda eta’ interpretando la parte di Rose da anziana in Titanic, proseguita con la dipartita di Arthur Penn e culminata il 29 settembre con la morte a Las Vegas di Tony Curtis, attore dalla carriera sterminata in cui incastona alcuni gioielli assoluti della storia del cinema.
L’attore era nato nel Bronx di New York il 3 giugno 1925, da una famiglia ebrea di origini ungheresi e infatti il suo nome era Bernard Schwartz cambiato per il debutto sulle scene in James Curtis poi in Anthony e accorciato definitivamente in Tony Curtis.
Il debutto nel cinema avviene nel 1949 in un film di Jerry Lewis inedito in Italia, How to Smuggle a Hernia Across the Border dove incontra Janet Leigh, l’attrice che sara’ la sua prima moglie, comprimaria in molti dei suoi film e madre delle figlie che proseguiranno la carriera artistica, Jamie Lee Curtis e Kelly Curtis.
Il successo arriva nel 1953 dove l’attore, con accanto a Janet Leigh, porta sullo schermo la biografia romanzata de Il Mago Houdini per la regia di George Marshall, classico film hollywoodiano che non spicchera’ per meriti eccezionali ma che ha il pregio di insinuarsi sotto pelle, soprattutto se lo vedi in giovanissima età.
Del 1957 e’ Piombo rovente, riflessione pessimista sulla corruzione e sul potere dei massmedia firmata da Alexander Mackendrick che vede Curtis recitare accanto a Burt Lancaster con cui lavorera’ molto spesso, come in Trapezio dell’anno precedente sotto la direzione di Carol Reed.
Tra i quattro film girati dall’attore nel 1958 sono da segnalare I vichinghi diretto da Richard Fleischer ed interpretato accanto a Kirk Douglas: si tratta di uno dei primi film dove la documentazione storica prevale sulle classiche rievocazioni hollywoodiane estremamente fantasiose. La parete di fango gli valse l’unica nomination agli oscar per il ruolo del galeotto evaso bianco incatenato al compagno di colore Sidney Poitier.
Il ‘59 e’ l’anno di grazia per Tony Curtis, protagonista con Jack Lemmon e Marilyn Monroe del capolavoro di Billy Wilder, Nessuno e’ perfetto e per la regia di Blake Edward e’ il tenente burlone Nicholas Holden del sottomarino che finira’ dipinto di rosa in Operazione sottoveste.
Nella sterminata carriera dell’attore che dopo i successi del ‘59 e’ richiestissimo, vanno menzionate la partecipazione a Spartacus di Kubrick nel 1960, il rinnovato incontro con Blake Edwars ne La grande corsa (1965) omaggio alle comiche slapstick e in una carriera quasi tutta votata alla commedia, spicca il ruolo de Lo strangolatore di Boston girato nel 1968 sotto la direzione di Richard Fleischer.
Tra il 1971/72 Tony Curtis, accanto al futuro 007 Roger Moore interpreta una serie televisiva britannica Attenti a quei due (The Persuaders!), di grandissimo successo in Europa ma non altrettanto seguita in America e questo fu forse uno dei motivi che porto’ alla chiusura della serie. Il telefilm narra le avventure di due amici rivali, il nobile inglese Lord Brett Sinclair (Moore) e il milionario americano, self-made man, Danny Wilde.
Nel 1976 partecipa a Gli ultimi fuochi di Elia Kazan, uno degli ultimi ruoli degni di nota dell’attore che restera’ attivo tra cinema e tv fino al 2008 quando interpreta il film di Alain Zaloum David & Fatima, storia di amore tra un ebreo e una musulmana nella Gerusalemme divisa dallo scontro tra israeliani e palestinesi.
Scrivi un commento
Le tue informazioni
(Il nome e l'indirizzo email sono richiesti. L'indirizzo email non verrá visualizzato con il commento.)
Commenti