Mentre l’indomita giornalista Adèle Blanc-Sec e’ in Egitto per recuperare la mummia del medico personale di Ramsete al fine di riportarlo in vita e fargli curare Agathe, la sorella malata, a Parigi, il professor Esperandieu, che dovrebbe resuscitare la mummia, allena i poteri della mente facendo schiudere un uovo di pterodattilo che terrorizza la Ville Lumière..
Siamo nel campo del puro intrattenimento ma non c’e’ dubbio che questo centone sui dinosauri e le mummie abbia tutto il fascino della leggerezza e della fantasia facendo dimenticare i fantasy manichei sugli scontri tra bene e male: vedere un pterodattilo governato da un vezzoso boa di struzzo e’ finalmente originale. Accantonato anche il cote’ horror che solitamente accompagna il fantasy, il film di Besson mette in scena mummie con un aplomb tipicamente britannico e l’apparizione di Agathe malata colpisce non tanto per la sua crudezza ma perche’ si ispira chiaramente al dipinto La colonna rotta di Frida Kahlo.
Con freschezza ed ironia Besson riesce a restituire tutta la gloria della Parigi del 1911: la volitiva e intrepida Adèle e’ piu’ una rivisitazione di una suffragetta che un’Indiana Jones in gonnella ante-litteram (anche se gli omaggi a Spielberg ci sono); Agathe e’ stesa su un letto intarsiato degno di Majorelle e tutto l’appartamento di Adèle e’ arredato in perfetto stile art nouveau. La pellicola e’ percorsa da una vena anarcoide con presa in giro dei politici (la gustosissima sequenza delle telefonate per sollecitare la risoluzione del caso dello pterodattilo) tipica di un periodo di regicidi e che ricorda anche lo spirito delle comiche da cui arriva anche la reiterazione della scena di Adèle cacciata di prigione ogni volta che fallisce un tentativo di liberare Esperandieu; compare anche un esploratore cacciatore di bestie feroci, Justin de Saint-Hubert, figura tipica dell’inizio del XX secolo: gira con gli occhi bistrati di un divo del cinema muto e fara’ una meritata fine barbina.
Finale aperto per un secondo episodio con il nemico giurato di Adèle, Dieuleveult, pronto a rovinarle il viaggio su un famoso transatlantico partito nell’aprile 1912..
Concordo: un film più piacevole del previsto, che personalmente mi ha un po' riconciliato con l'ultimo Besson dopo cose micidiali come "Angel-A". Peccato soltanto per la qualità altalenante delle gag e per una protagonista non particolarmente simpatica.
Scritto da: Christian | 21 ottobre 2010 a 19:20