La cosa piu’ irritante dell’ultima fatica di Jane Campion e’ la sinossi molto diffusa che definisce la protagonista femminile, Fanny Brawne, una studentessa di moda. Sorvoliamo sul fatto che chi ha il dovere di valutare una pellicola anche per la sua attendibilita’ storica si dovrebbe guadare bene dal mettere in giro strafalcioni di questo genere: nel 1818 le scuole di moda proprio non esistevano.
Fanny Brawne non e’ solo una ragazza di buona famiglia che pensa a orli e falpala’ per frivolezza, per Fanny la creazione attraverso il cucito (e con dettagli di ago e filo si apre la pellicola) e’ un modo di esprimere se’ stessa, come si vede nella scena della federa ricamata d’impulso alla notizia della scomparsa del fratello di Keats, morto a sua volta di tisi. La contrapposizione tra la creativita’ intellettiva di John Keats e quella manuale della sua amata (una delle poche liberta’ di espressione concesse alla donna del XIX secolo) e’ uno dei perni del film, conoscendo l’attenzione della regista per la condizione femminile: febbrile la creazione di Fanny quanto oziosa quella di Keats che puo’ creare restando pigramente seduto a guardar fuori dalla finestra.
E’ la stessa Fanny a cercare di attirare l’attenzione del poeta, che il suo ospite, il signor Brown vorrebbe proteggere dalle tribolazioni cosi’ umane del sentimento. Il racconto dell’amore giovanile tra John Keats e la bella Fanny procede con una dolce leggerezza che trova corrispondenza nel succedersi delle stagioni; un amore fatto per lo piu’ di lontananze dovute alla salute precaria del poeta e alle sue pessime condizioni economiche che non gli consentirebbero mai di chiedere la mano di Fanny, un sentimento la cui purezza si rispecchia negli occhi limpidi di Toots, la sorellina minore di Fanny, testimone di tutti i passi, dolenti e felici, di quella passione ed e’ attraverso lo sgomento dei suoi occhi, piu’ che la sofferenza di Fanny, che soffriamo per la morte del venticinquenne Keats, avvenuta a Roma e messa in scena con il feretro funebre che attraversa una Piazza di Spagna lugubre deserta.
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Che bella questa tua recensione del film,che a me,del resto,ha fatto impazzire. Mi è piaciuto davvero molto.Toccante,profondo e con grande precisione per i dettagli;)
Scritto da: Gea | 29 luglio 2010 a 21:02
Condivido "Che bella questa tua recensione del film,che a me,del resto,ha fatto impazzire. Mi è piaciuto davvero molto.Toccante,profondo e con grande precisione per i dettagli"
Inoltre :
"Chiamate, vi prego, il mondo "La valle del Fare Anima". Allora scoprirete a che serve il mondo...."[John Keats,[Da una lettera di Keats a suo fratello George]]
Motto in exergo alla Prima Parte del libro di James Hillman "Il mito dell'analisi", Adelphi,Milano,1979.
Scritto da: Romolo Cappola | 05 agosto 2019 a 08:11
Errata Corrige.
A proposito di John Keats :
"Chiamate, vi prego, il mondo "La valle del Fare Anima". Allora scoprirete a che serve il mondo...."[John Keats,[Da una lettera di Keats a suo fratello George]]
Motto in exergo alla Prima Parte del libro di James Hillman "Il mito dell'analisi", Adelphi,Milano,1979.
Scritto da: Romolo Cappola | 05 agosto 2019 a 08:26