Visto che son sempre molto critica verso le mostre milanesi, questa volta mi corre l’obbligo di lodare la magnifica mostra che la Triennale dedica al pittore newyorkese.
Per i piu’ Lichtenstein e’ uno dei maestri della pop art, noto per i quadri che si ispirano ai fumetti (una delle sue opere rientra anche nella sigla citazionista di Desperate housewives). L’esibizione milanese non si limita ad essere la piu’ ampia retrospettiva italiana dedicata all’artista ma indaga il profondo legame tra l’autore e la grande pittura di inizio novecento. Come dice il titolo della mostra, tutta la carriera del pittore e’ stata una meditazione sull’arte per cui se e’ scontato che un giovane artista in cerca della sua strada si ispiri alle correnti artistiche che ama, diventa interessante scoprire che un autore di successo come Lichtenstein, dallo stile cosi’ definito e riconoscibile, abbia continuato fino alla fine a rapportarsi con stili e correnti artistiche apparentemente lontane dal suo mondo.
Le diverse sezioni analizzano le correnti che piu’ hanno suscitato l’interesse del maestro della pop art: Picasso e il cubismo, Mondrian, il surrealismo, il futurismo, l'espressionismo, Dali’, fino alla scoperta negli anni’ ‘80 della pittura paesaggistica giapponese. Ogni sezione e’ introdotta da didascalie che riportano il pensiero di Lichtenstein sul periodo artistico in esame.
Conclude la mostra un interessante documentario firmato da Christina Clausen, moglie del curatore Gianni Mercurio che e’ un ottimo compendio sulla vita e il percorso artistico di Roy Lichtenstein.
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