La prima serie di Boris non l’ho vista, ne sentivo sempre parlare in maniera entusiasta da Fabio Canino a Playwatch uno dei piu’ bei programmi radiofonici sulla televisione degli ultimi anni, talmente bello che non solo hanno chiuso il programma, ma direttamente la radio e PlayRadio si e’ trasformata nella piu’ anonima Virgin Radio.
Mentre si vociferava che un qualche non meglio definito canale generalista avesse comprato la prima serie e pensasse di trasmetterla (magari dopo anni di stoccaggio in qualche magazzino come e’ successo a Beverly Hills 90210 o Coliandro) per non saper ne leggere ne’ scrivere, mi sono subito fiondata sulla visione della seconda serie della fiction piu’ scorretta della Tv italiana che racconta le vicende di una troupe impegnata a girare una fiction, Gli occhi del cuore.
Sono rimasta folgorata dalle battute fulminanti che caratterizzano il plot e quanto vorrei saper citare quel che la Crescentini, diva uscente de Gli occhi del cuore sproloquiava su Madre Teresa, i cui panni avrebbe dovuto vestire in una futura fiction.
Boris2 mi e’ piaciuto molto anche se in certi momenti il giochino delle battute diventava un po’ prevedibile, mentre il nuovo Boris3 mi pare aver un po’ abbandonato la comicita’ di parola in nome di una satira piu’ attuale e, se possibile, ancora piu’ scorretta.
Lo ha dimostrato subito il primo episodio dove il regista Rene’ Ferretti, deluso dai rapporti con la Rete perche’ gli hanno bocciato il progetto di Macchiavelli, tenta una sortita nella tivu’ commerciale e si trasferisce a Cologno Monzese con i suoi piu’ fidati collaboratori: il direttore della fotografia, il sempre strafatto di coca Duccio Patane’ e l’assistente alla regia, Arianna. La trasferta milanese sembra propizia a far scoppiare l’amore tra Arianna e lo stagista Alessandro ma mentre i due stanno amoreggiando all’interno dell Hotel Veronica una battuta infelice di Alessandro portera’ a una sconvolgente confessione di Arianna: e’ una berlusconiana della prima ora perche' da sempre convinta che il premier sia il meglio per questo Paese. Gelo dell’innamorato sinistroide e di tutti noi spettatori che vedevamo in Arianna uno dei personaggi piu’ equilibrati della troupe de Gli occhi del cuore. Nel frattempo la Rete richiama Ferretti per affidargli un medical drama di qualita’ intitolato Medical Dimension che sulla carta dovrebbe sconvolgere la televisione italiana e cosi’ il regista fugge letteralmente dal mondo dorato di Cologno e si rituffa in questa nuova esperienza con tutta la sua vecchia squadra di lavoro, senza riuscire a liberarsi del borioso Stanis La Rochelle, eterno protagonista maschile.
Se le frecciate alla destra non sono mancate, gli autori non temono di toccare anche uno dei miti della sinistra e ogni due per tre, dal consulente medico al narciso Stanis, prima o poi tutti vengono apostrofati come il Roberto Saviano di questo o di quello.
Alla satira spietata sul dietro le quinte delle fiction televisive, Boris unisce la capacita’ di trasformare attori conosciuti delle fiction piu’ popolari: provate a confrontare una puntata di Un medico in famiglia e Boris e vedrete Pietro Sermonti trasformarsi da dottor Jekill a mister Hide, dal fidanzato di Maria all’incontenibile Stanis La Rochelle e poi che dire di Francesco Pannofino, noto soprattutto per essere la voce italiana di George Clooney, in Boris e’ il regista Rene’ Ferretti e le smorfie che il suo personaggio fa per sopportare l’assurdita’ della vita negli studi, valgono mille delle smorfiette sexy del bel Clooney. Non si contano poi le comparsate eccellenti, in quest’ultima serie Filippo Timi e Marco Giallini.
Azzeccatissima la sigla di Elio e le storie tese: basta sentirla una volta per canticchiarla a vita, ascoltatela nella viva speranza che, come dicono i rumors, Boris diventi un film
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