Il regista Renato De Maria si ispira a Miccia corta il libro in cui Sergio Segio, una delle colonne della banda eversiva Prima linea narra l’assalto al carcere femminile di Rovigo per far fuggire la compagna Susanna Ronconi; nel film le fasi di preparazione per l’attacco al carcere si alternano ai ricordi dell’attivita’ terroristica della coppia.
Come risaputo, il film, prima di arrivare nelle sale e’ stato coinvolto in grosse discussioni che hanno portato il produttore Andrea Occhipinti a rinunciare al contributo statale. Adesso che la pellicola e’ uscita c’e’ stato un grosso passo indietro e gli uffici preposti hanno riconosciuto il valore culturale dell’opera, pero’ siamo troppo abituati ai presunti misunderstanding per credere che il pregiudizio sul film fosse relativo alla presunta esaltazione dei personaggi o che gli attori scelti fossero troppo belli per interpretare delle figure negative. Io credo che quello che intimidisse fossero l’affermazioni che all’inizio del film il personaggio di Segio fa guardando fisso in macchina e cioe’ che la lotta armata di sinistra in Italia e’ nata come reazione alle bombe di Piazza Fontana, (il cui quarantesimo anniversario cade domani) o Piazza della Loggia sulla cui matrice di destra si cerca di sorvolare ancora oggi.
La prima linea e’ sicuramente un film molto equilibrato, perfetto nella ricostruzione storica tanto da recuperare anche i manifesti dell’epoca ed e’ quasi educativo nel mostrare la desolazione di tanti giovani, in particolare i due protagonisti, Segio e Susanna Ronconi, che hanno buttato le loro vite nella follia della lotta armata che ne ha fatto degli anacronistici e patetici personaggi. Quanto queste vite distrutte da una scelta sicuramente snaturata vadano messe sul conto di quelle mani che per prime si macchiarono di sangue e’ qualcosa che solo il futuro ci potra’ dire, questi tempi non sono ancora pronti per riconoscere le colpe e pacificare gli animi della guerra civile del 43-45 figuriamoci se possono affrontare qualcosa di molto piu’ contemporaneo.
Come risaputo, il film, prima di arrivare nelle sale e’ stato coinvolto in grosse discussioni che hanno portato il produttore Andrea Occhipinti a rinunciare al contributo statale. Adesso che la pellicola e’ uscita c’e’ stato un grosso passo indietro e gli uffici preposti hanno riconosciuto il valore culturale dell’opera, pero’ siamo troppo abituati ai presunti misunderstanding per credere che il pregiudizio sul film fosse relativo alla presunta esaltazione dei personaggi o che gli attori scelti fossero troppo belli per interpretare delle figure negative. Io credo che quello che intimidisse fossero l’affermazioni che all’inizio del film il personaggio di Segio fa guardando fisso in macchina e cioe’ che la lotta armata di sinistra in Italia e’ nata come reazione alle bombe di Piazza Fontana, (il cui quarantesimo anniversario cade domani) o Piazza della Loggia sulla cui matrice di destra si cerca di sorvolare ancora oggi.
La prima linea e’ sicuramente un film molto equilibrato, perfetto nella ricostruzione storica tanto da recuperare anche i manifesti dell’epoca ed e’ quasi educativo nel mostrare la desolazione di tanti giovani, in particolare i due protagonisti, Segio e Susanna Ronconi, che hanno buttato le loro vite nella follia della lotta armata che ne ha fatto degli anacronistici e patetici personaggi. Quanto queste vite distrutte da una scelta sicuramente snaturata vadano messe sul conto di quelle mani che per prime si macchiarono di sangue e’ qualcosa che solo il futuro ci potra’ dire, questi tempi non sono ancora pronti per riconoscere le colpe e pacificare gli animi della guerra civile del 43-45 figuriamoci se possono affrontare qualcosa di molto piu’ contemporaneo.
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