Max e’ un bambino in crisi che soffre del divorzio dei genitori e non accetta che la vita della madre e della sorella maggiore vadano avanti: si sente abbandonato in favore delle nuove amicizie esterne alla famiglia. Un giorno dopo uno scatto di rabbia piu’ furente del solito, scappa di casa e intraprende un viaggio che lo portera’ in una terra selvaggia abitata da enormi creature di cui diventera’ re..
Spike Jonze adatta per lo schermo il capolavoro della letteratura infantile anglosassone Where the wild things are di Max Sendack, il risultato e’ uno psicodramma a misura di bambino, ma adatto a un solo pubblico adulto: Max rivive nella tribu’ delle creature selvagge tutte le dinamiche che osteggiano la tranquillita’ della sua vita familiare riuscendo cosi’ a capire le proprie esigenze e paure e quelle degli altri.
Il punto di forza del film e’ sicuramente nella messa in scena con il contrasto stridente tra i paesaggi incontaminati e gli enormi pupazzi di peluche di cui e’ stato digitalizzato solo il movimento della bocca, un realismo stralunato che risulta sicuramente affascinante. Personalmente pero’ trovo il gioco intellettuale della pellicola troppo scoperto, il film risulta quindi interessante ma distante dallo spettatore che non si sente coinvolto da quanto accade sullo schermo, limitandosi ad assistere.
Concordo. La metafora è davvero troppo sottolineata e alla fine, almeno a me, non riesce neanche a coinvolgere del tutto, dove invece l'incipit (ossia la parte "realistica") l'avevo trovata bellissima e m'aveva fatto sperare in meglio.
Scritto da: Noodles | 09 novembre 2009 a 20:18