Prendendo spunto dal calendario maya che termina il 21.12.2012, giorno in cui si verifichera’ un rarissimo allineamento planetario, Emmerich costruisce un lunghissimo e noiosissimo film catastrofista, dove i cataclismi naturali sono piuttosto ripetitivi e costruiti come se sul pianeta non esistessero incentivi distruttivi creati dall’uomo: senza aspettare l'inversione dei poli, sarebbe bastato una piccolo terremoto che colpisse un sito nucleare per anticipare la fine del mondo.
In mezzo all’apocalisse si agita la classica famiglia americana che pero’ si distingue per essere la meno empatica della storia del cinema: due ragazzini, rigorosamente maschio e femmina dai genitori separati, papa’ assente e mamma che convive con un ricco chirurgo plastico. Alla fine l’amore familiare trionfera’ e il povero chirurgo non riuscira’ a sopravvivere alla tragedia ambientale.. E’ davvero insopportabile la scelta delle vittime che ogni film di questo genere deve mettere in conto: il magnate russo che alla fine era anche simpatico, la sua giovane amante su cui non si versa neppure una lacrima eppure a me faceva tanta simpatia, mentre il vero bastardo della storia se la cava senza neppure un graffio!
Evidentemente Emmerich era piu’ concentrato a seguire la denuncia politica che tanta fortuna gli aveva portato ne L'alba del giorno dopo, cosi’ la chiusa ottimista del film si rivolge tutta all’Africa che nel marasma generale si e‘ sollevata ed e’ diventata la nuova terra promessa, un contentino davvero ridicolo per il terzo mondo ma questo passa il convento.
Nel film fa la sua bella comparsa una pletora di capi di stato, alcuni solo ispirati ai leader politici vigenti vedi il presidente americano di colore di Danny Glover, altri fedeli agli statisti che conosciamo tipo la Merkele solo leggermente piu’ carina mentre la sempiterna Elisabetta II vanta una sosia perfetta. Tutti questi capi di stato sono mostrati mentre si imbarcano sulle arche costruite per salvare un’eletta schiera dell’umanita’ dalla tragedia incombente. Solo il presidente americano decide di restare con il suo popolo cosi’ come il presidente del consiglio italiano poi mostrato mentre ci lascia le penne in preghiera quando cade il cupolone di San Pietro. Il presidente del consiglio italiano (attenzione non il presidente della repubblica!) non assomiglia a Berlusconi e’ piu’ un misto tra Fassino e Ghedini, ma quando si dice che il presidente del consiglio italiano ha preferito non imbarcarsi le oltre cento persone in sala hanno cominciato a ridere istericamente e tra frizzi e lazzi e’ partito pure un applauso. E’ stato il momento piu’ bello del film, non avrei mai pensato di dirlo ma.. meno male che Silvio c’e’!
Non andrò per nessun motivo a guardare questo film, quindi ti ringrazio per la testimonianza che mi fa immaginare l'ilarità in sala di fronte all'altruismo di Silvio.
Scritto da: soloparolesparse | 27 novembre 2009 a 18:38