Isabel e’ una strega stanca del facile mondo della magia dove tutto si ottiene con uno schiocco di dita ed e’ decisa a vivere come una mortale. Mentre cerca di attuare il suo progetto, viene notata da Jack Wyatt, un attore che dopo alcuni flop cinematografici e’ costretto a rilanciare la sua carriera partecipando ad un serial televisivo: il remake di Vita da strega. Isabel si innamora subito dell’imbranato Jack ed accetta di interpretare la parte di Samantha, ma rimarra’ delusa scoprendo il motivo per cui lui l’ha voluta nel programma..
Un film farraginoso dove i vari elementi che combinano il plot non riescono ad amalgamarsi: se le parti piu’ interessanti sono le incursioni nel mondo televisivo americano che divertono mostrando alcuni aspetti della lavorazione e ironizzando sul bizzarro sottobosco, e’ piacevole anche l’omaggio al celebre telefilm, i cui spezzoni vengono mostrati in bianco e nero mentre giurerei che le avventure di Samantha fossero a colori; purtroppo la storia d’amore risulta senza mordente, anche per l’evidente mancanza di chimica tra la superdiva Kidman e il comico Ferrell, praticamente sconosciuto fuori dai confini americani; mentre la satira sull’essere ed apparire, che forse doveva essere il tema portante della pellicola con un parallelo tra il viziato mondo dei divi hollywoodiani e quello della magia rimane alquanto confusa, come il personaggio interpretato da Shirley MacLain di cui non si capisce la vera natura.
La bella Nicole Kidman, molto portata per la commedia, non brilla ne’ per la prova attoriale ne’ per il fascino, mortificata da abiti decisamente bruttini e da un taglio di capelli insignificante, per cui l’attrice rimane schiacciata nel paragone con Kim Novak quando il lavoro della Ephron cerca di omaggiare il celebre film del 1959 Una strega in paradiso: citazioni molto maldestre come dimostra il gatto che nel film si chiamava Cagliostro, mentre oggi risponde al nome piu’ prosaico di Lucinda e non e’ nemmeno piu’ tutto nero!
Penalizzante anche il doppiaggio italiano che risulta irritante nel credere che i ritmi scattanti della commedia siano resi dal parlare a mitraglietta.
Interessante notare, da un punto di vista socioculturale, che una giovane donna single e con pochi denari, anche se aiutata dalla magia, negli Stati Uniti decida di vivere in una villetta di un sobborgo residenziale: in Italia opterebbe per un bilocale semicentrale.. ammesso che se lo possa permettere!
recensione pubblicata a suo tempo su ImpattoSonoro
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