Con mio grande rammarico non sono sono rimasta entusiasta dell’ultimo lavoro di Clint Eastwood: il film e’ indubbiamente buono, ben girato e recitato, ma quello di cui ho sentito la mancanza (o forse io non sono stata in grado di recepirla) e’ l’alta lezione morale che di solito investe i film dell’ex pistolero.
Nonostante la presenza di temi molto cari alla teoretica eastwoodiana, l’infanzia negata, la perdita, l’ottusita’ delle forze dell’ordine, non ho trovato nulla che riuscisse a toccarmi veramente e piu’ di una volta mi sono chiesta cosa Clint ci volesse dire, ad esempio nel caso del montaggio alternato dei due processi che vedono Christine Collins implicata, uno contro la polizia di Los Angeles che l’ha ingiustamente fatta internare perche’ si rifiutava di riconoscere suo figlio nel bambino che le era stato portato e l’altro contro il serial killer che le aveva assassinato il bambino. L’unica immagine veramente forte ed emblematica che mi ha lasciato la pellicola e’ la fine del colloquio tra la donna e il serial killer Gordon Northcott, dove la macchina da presa si allontana da Angelina Jolie rimasta sola dietro le sbarre del parlatorio mostrandola come se quella (per sempre) chiusa in prigione, una prigione di dolore e sofferenza fosse la donna.
Forse il film si perde in una sceneggiatura troppo densa che mette davvero tanta (troppa!) carne al fuoco: il personaggio di Christine Collins, madre single e lavoratrice, in una mansione tipicamente maschile nel lontano 1928; quello del serial killer e del suo dolente aiutante ragazzino la cui vicenda non riesce mai ad intrecciarsi veramente a quella della vittima nonostante la fascinazione che l’assassino prova verso una donna cosi’ coraggiosa, stimata solo perche’ in grado di sfidare la polizia quindi percepita in fondo come simile. Resta complemante schiacciato il personaggio del Reverendo Briegleb, da cui giunge un vago sentore di ambiguita’ nel suo interesse per il caso Collins: e’ evidente che Christine e’ suo figlio diventano oggetti di puro interesse mediatico, stritolati dagli interessi contrastanti della polizia e del fustigatore di costumi; situazioni molto interessanti che si perdono pero’ nel corso di una narrazione che sembra privilegiare il solo melodramma, riducendosi a un puro esercizio di stile.
D'accordissimo: un Eastwood minore, in tutti i sensi, tranne in quello dell'accoglienza del pubblico che pare entusiasta
Scritto da: alp | 12 dicembre 2008 a 21:39
Hola
:-)
Condivido molte cose ma non tutto.
Intanto d'accordo sul fatto che il film sia molto ben confezionato...ma forse definirlo un mero "esercizio di stile" è un pò esagerato.
Anche a me l'immagine che più ha colpito e più pregna di significati, cinematograficamente parlando, è quella di lei dietro le sbarre.
E' vero che c'è molta carne al fuoco in sceneggiatura e che si cerca molto di colpire l'emotività dello spettatore con tecnica e colpi da volpone...
Però non condivido la tua osservazione sulla lezione morale nei suoi film...anzi, spesso si mete in evidenza per sottolineare le ragioni e i torti anche nel marciume, che comunque, hai ragione, descrive ed opina...senza ipocrisia...ma...senza giudicare troppo e suscitando sempre interrogativi.
E mi pare che anche in questo film questo accade (già dai tempi di Cacciatore bianco cuore nero o ...fino a prova contraria o...mezzanotte nel giardino del bene e del male...o :-)) in più punti semmai...e questo forse disorienta e fa perdere la focalizzazione...specie cinematografica se non narrativa...
Certo non un Mystic River o Lettere da Iwo JIma o Million dollar baby o I ponti di Madison County (tutti concentrati su un unico aspetto focalizzato)ma non è troppo in basso dai...
;-)
Ci sentiamo di là...
Smuack
Scritto da: Echidna Argenteo loco | 17 dicembre 2008 a 09:36
hai ragione, quell'esercizio di stile era davvero una stilettata dettata dalla delusione e' che io da Clint mi apsetto sempre una lezione di vita, solo un bel film non mi basta! :)
p.s. sai che feisbùc mi annoia a morte?
Scritto da: ava | 23 dicembre 2008 a 18:07
In effetti per chi è abituato a gestire un blog...è molto riduttivo
Ma per rilassarsi nel poco tempo libero va bene.
Certo i contenuti non sono paragonabili.
;-)
Scritto da: Echidna Argenteo loco | 26 dicembre 2008 a 02:00