Il film di Vicente Aranda vorrebbe indagare sulla pazzia della regina Giovanna I di Castiglia: pazza d’amore per il suo sposo Filippo il Bello o vittima di una congiura ordita dallo sposo austriaco per toglierle il trono? Ovviamente la via scelta e’ la prima, facendo del personaggio della regina castigliana un esempio di amour fou: peccato, al di la’ di ogni giudizio storico, perche’ in alcuni momenti il regista riesce tratteggiare il ritratto di una donna intelligente, anticonformista e fortemente moderna: decisa ad allattare al seno i suoi figli, coraggiosa nel partorire da sola il futuro imperatore Carlo V in una latrina, pronta a lottare per il suo regno quando capisce che le sta per essere tolto. Questo e’ almeno il quadro che ce ne fa il regista perche’ la verita’ storica non viene neppure toccata: Giovanna, impazzisce soltanto dopo la morte del benamato consorte e la congiura guidata dal marito e’ degna di un romanzo d’apppendice.
Ma del resto, la piega che prendera’ il racconto lo si intuisce da subito quando Giovanna arriva nelle Fiandre: si vedono i due principi che dovranno passare insieme il resto della loro vita attraversare un lungo salone studiandosi con fare guardingo e mentre lo spettattore comincia a meditare sulla difficolta’ dei matrimoni politici ecco Filippo il Bello baciare appassionatamente la leggiadra fanciulla, pretendere subito la benedizione religiosa per poi rinchiudersi con lei nei suoi appartamenti per una settimana d’amore che precedera’ le nozze ufficiali: ora io dubito che questo potesse accadere nelle formali corti del tardo Quattrocento, soprattutto alla figlia di Isabella la Cattolica, ma ovviamente il film sposa la tesi che travolta da cotanto ardore Giovanna non potra’ che vivere tutta la sua vita aspettando di soddisfare le bramosie del suo sposo, che invece mai sazio si dedichera’ a tutte le pulzelle che incontra fino a condurre a corte una mora conosciuta in un postribolo e farle vestire gli abiti di dama della regina, e chi troviamo nei panni dell’araba? ma Manuela Arcuri.. scelta forse per la sua liason con lo scieicco?
Trattandosi di una coproduzione italo-iberica anche Filippo il Bello e’ interpretato da un attore italiano: Daniele Liotti, reduce dal tv-movie su Antonio da Padova, pare essersi preparato per questo ruolo con un occhio all’Enrico VIII di Charles Laughton, fatte le debite differenze ovviamente, e non parlo di aspetto fisico.. per lo meno i due personaggi storici si possono definire contemporanei!
Se sicuramente sono da lodare costumi e fotografia, il film non puo’ dirsi che mal riuscito per la mancanza di coraggio: soprattutto come film storico: nonostante la perentoria voce fuori campo che raccorda le vicende della triste regina, permangono alcune lacune e il finale anche dal punto di vista della love story e’ tirato per i capelli: da evitare.
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