Italia, 1961
con Sandro Panseri, Loredana Detto
regia di Ermanno Olmi
Gran giorno per la famiglia Cantoni di Meda: il primogenito Domenico, si reca a Milano per superare un esame che gli permettera’ di essere assunto in una grande azienda. Tra gli altri partecipanti Domenico nota Antonietta che conosce meglio durante la pausa pranzo e che ritrovera’ il giorno dell’assunzione. Il possibile amore tra i due giovani viene pero’ ostacolato dalle diverse destinazioni di reparto.
Il posto e’ stato probabilmente uno dei primi film di cui ho scritto: quando facevo le medie presso un’istituto salesiano il primo lunedi’ del mese era dedicato alla visione cinematografica a cui seguiva la doverosa riflessione scritta. Non so se a decenni di distanza la memoria mi tradisce e o davvero la cineteca era cosi’ limitata, per quanto eterogenea, ma i titoli che mi ricordo sono Morte a Venezia, Marisol la piccola madrilena, Ti-koio e il suo pescecane, la biografia di un frate di colore che aveva l’abitudine di lamentarsi con l’Altissimo senza peli sulla lingua (altro che Don Camillo!) di cui non ricordo il titolo e Il posto di cui ho sempre rammentato l’immagine finale, quando il giovane Domenico prende posto nella scrivania in ultima fila che molto probabilmente sara’ il suo spazio per tutta la sua vita lavorativa e ricordo il senso di malinconica oppressione che mi lasciava quel film in cui le speranze giovanili di un ragazzotto dell’hinterland milanese di poco piu’ grande di me si spegnevano cosi’ presto nella pacifica banalita’ di un posto fisso.
Credo di non aver piu’ visto questa pellicola dai tempi delle medie e quindi va riconosciuto il merito a RAI3 di averlo trasmesso ieri in seconda serata senza neppure un’interruzione pubblicitaria, per onorare il Leone alla Carriera che la Mostra di Venezia consegna oggi ad Ermanno Olmi.
Il posto e’ il secondo lungometraggio del regista e coniuga la sua passione per il documentario (la pausa pranzo dei due giovani che diventa una carrellata sulla Milano in piena ricostruzione per il boom economico ed e' gia’ citta’ vetrina per le merci) con reminiscenze neorealistiche (la scelta di attori non professionisti, il confronto tra mondo rurale e la metropoli). Dopo l’assunzione il film prende una vena surreale ma sempre caratterizzata dalla delicata partecipazione del regista, illustrando l’alienazione dell’azienda a cui i travet cercano di sopravvivere sviluppando tic e manie, quasi le stesse che Paolo Villaggio 15 anni piu’ tardi mettera’ alla berlina con ferocia in Fantozzi.
Il posto e’ il secondo lungometraggio del regista e coniuga la sua passione per il documentario (la pausa pranzo dei due giovani che diventa una carrellata sulla Milano in piena ricostruzione per il boom economico ed e' gia’ citta’ vetrina per le merci) con reminiscenze neorealistiche (la scelta di attori non professionisti, il confronto tra mondo rurale e la metropoli). Dopo l’assunzione il film prende una vena surreale ma sempre caratterizzata dalla delicata partecipazione del regista, illustrando l’alienazione dell’azienda a cui i travet cercano di sopravvivere sviluppando tic e manie, quasi le stesse che Paolo Villaggio 15 anni piu’ tardi mettera’ alla berlina con ferocia in Fantozzi.
Beh, mi sembra un'ottimo metodo didattico quello di far visionare un film al mese e incoraggiare a rifletterci sopra ... un metodo per avvicinare al cinema ... o allontanare, a seconda delle pellicole proposte ...
Scritto da: Arzan | 06 settembre 2008 a 13:05
Sono riuscito a vederlo. Veramente bello !
Sicuramente Villaggio si e' ispirato...
Ciao
Scritto da: roy | 07 settembre 2008 a 15:49
Non lo vedo da secoli....che voglia avrei di recuperarlo, e anche " la circostanza"
Scritto da: alp | 08 settembre 2008 a 10:23