Se c’e’ un motivo per cui questa pellicola rischiera’ di passare alla storia e’ lo sdoganamento ufficiale della Favela Rocinha, la piu’ grande favela brasiliana che in alcune parti sta maturando una sua dimensione turistica subito sfruttata da Hollywood; per il resto il film e’ spaccato dalla travagliata sceneggiatura: inutile dire che ho preferito la prima parte quella piu’ debitrice al mito di Dr Jekyll e Mr. Hide, dove Bruce Banner ha un rapporto tormentato con il potere che ha malauguratamente acquisito, invece di viverlo come liberatorio, zompettando felice per monti e per valli come avveniva nella precedente versione di Ang Lee.
Molto interessante, in un periodo in cui questo tipo di blockbuster fiorisce puntando sulla qualita’ degli effetti speciali, la scelta di fare solo intravedere le prime trasformazioni/apparizioni di Hulk: dona alla prima parte del film un gusto piacevolmente retro’ e riconferma in pieno il potere fascinatorio dell’enfasi per celazione, troppo spesso dimenticato.
La seconda parte purtroppo si trasforma in un banale action movie fatto di scazzottate tra Hulk e l’Abominio, trionfo degli effetti speciali che se nella prima parte erano dosati con cura, nel secondo tempo si prendono una rivincita fastidiosa, soprattutto se il film viene visto in un cinema che crede che gli effetti sonori si ottengano con il volume a palla, che invece si limita a triturare i timpani dei poveri spettatori.
Uniche boccate di ossigeno nella noia dominate, gli inserti metacinematografici: la presenza di Lou Ferrigno e la comparsa finale di Tony Stark anticipatrice di almeno un film (ma finira’ sicuramente in trilogia) su gli Avengers
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