Louis Schneider, poliziotto roso dal senso di colpa per l’incidente che ha distrutto la sua famiglia, sta indagando su un a serie di efferati omicidi che sconvolgono Marsiglia. Per colpa dell’alcol gli viene tolto il caso, a cui continuera’ a lavorare per conto suo; nel frattempo viene contattato da una ragazza, Justine, sopravvissuta all’eccidio della famiglia compiuto da un pericoloso maniaco che sta per essere scarcerato per buona condotta e che proprio Louis aveva catturato 25 anni prima..
Non c’e’ redenzione in questo ultimo film di Olivier Marchal, cupo e disperato: si muore e si nasce nel sangue e tra questi due eventi non c’e’ che dolore e disperazione; tutto e’ livido e freddo a partire dai colori, quasi sempre alterati della fotografia di una Marsiglia che non concede nulla allo spot pubblicitario (e le film commission italiane prendano esempio, per favore!)
Forse troppe trame si intrecciano in questa pellicola, sicuramente imperfetta e slabbrata ma ogni singolo episodio e’ la stazione di una via crucis nella sofferenza di chi e’ stato trucidato, di chi deve scendere a patti con la propria coscienza e convivere col senso di colpa, di chi deve sopperire a una perdita insensata e violenta e trovare una ragione sufficientemente valida per continuare a vivere. La disperazione con cui il regista squarcia il velo su un mondo corrotto e crudele riesce ad arrivare allo spettatore nonostante gli eccessi stilistici e alcuni punti (volutamente?) oscuri della trama e pesa sul cuore come un macigno.
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