Chi si aspetta un film esotico, solo sull’integrazione maghrebina in Europa, forse rimarra’ deluso perche’ quello che Kechiche racconta con i movimenti nervosi della sua macchina da presa incollata ai personaggi e’ molto familiare anche per noi europei, alla faccia dell’imperante scontro di civilta’: le dinamiche familiari sono le stesse dappertutto come dimostra il bel momento del pranzo domenicale allargato ad amici e parenti, e l’educazione formale percorsa da un gelo tangibile nell’incontro tra le due famiglie di Slimane durante la festa sulla barca; una delle mie scene preferite.
Altrettanto conosciuti sono i rimandi cinematografici: Slimane e’ un Lamberto Maggiorani con la faccia scolpita dalla salsedine e gira con un vecchio motorino che gli viene rubato come la famosa bicicletta, furto dettato dal piu’ stupido sentimento che si trasforma in una patetica rincorsa, metafora del kafkiano rimbalzare tra le pieghe della burocrazia e del razzismo per riuscire a realizzare un sogno di affermazione sociale.
Di tipicamente esotico ci sarebbe la danza del ventre che scandisce parossisticamente il finale del film, un ballo ipnotico nella riaffermazione delle curve delle donne mediterranee e e dannato nel sottolineare la fatica della seduzione necessaria alla sopravvivenza (un plauso agli occhi dolenti della magnifica Hafsia Herzi). Una sequenza fisica e viscerale: io sono certa di esser stata compostamente seduta al mio posto, ma sono tornata a casa con gli addominali in fiamme, peggio che nella piu’ severa sessione in palestra.
Questo film lo rivedrei domani, mi e' piaciuto moltissimo :-)
Scritto da: roy | 25 gennaio 2008 a 19:11
Ava, Avevi visto anche il precedente, LA SCHIVATA ? nonso quale mi sia piaciuto di piu..
Scritto da: alp | 25 gennaio 2008 a 21:18
Ne parlano tutti bene, ne parli bene pure tu. Ho capito: andrò a vederlo. :o)
Scritto da: Manu | 29 gennaio 2008 a 03:13
ti conviene manu.. :)
si' alp, avevo visto e adorato la schivata, forse gli preferisco (ma di poco) cous cous per il lavoro sugli addominali ;)
Scritto da: ava | 29 gennaio 2008 a 17:41
metafora del kafkiano rimbalzare tra le pieghe della burocrazia e del razzismo per riuscire a realizzare un sogno di affermazione sociale.
molto molto molto bello
Scritto da: lavague | 12 febbraio 2008 a 11:31