Rientrato da una missione in Iraq, un giovane soldato scompare, il padre ex veterano di guerra si mette sulle sue tracce scoprendo orrori mai immaginati.
E’ palese che il cinema di Paul Haggis abbia dei difetti, in particolare la forte dipendenza dalla sceneggiatura e la regia convenzionale, nel caso specifico de La valle di Elah anche il personaggio della madre interpretata da Susan Sarandon risulta poco approfondito e posticcio, messo li’ giusto per sopperire alla necessita’ di una mater dolorosa.
Detto questo, personalmente resto sempre molto toccata dai film di Haggis, che sa raccontare molto bene le contraddizioni di un mondo impegnato in una guerra insensata (o per lo meno piu’ insensata delle altre).
Dopo l’11 settembre, molti film hanno raccontato temi legati alla guerra in Iraq, quel che quest’opera di Haggis aggiunge al filone, e’ un superamento del bene e del male: quello che si scopre (e non mi sto riferendo all’omicidio) e’ orrendo ma i colpevoli si rivelano cosi’ patetici nei loro assurdi tentativi di sopravvivere a un orrore piu’ grande di loro che non si riesce neppure ad odiarli. I detrattori del film obietteranno che questa sensazione nasce dal fatto che tutta la vicenda e’ seguita attraverso gli occhi di un padre, colpevole di non aver saputo aiutare il figlio quando era il momento; potra’ anche essere, ma ci resta la prova di un immenso Tommy Lee Jones la cui faccia impassibile in alcuni momenti riesce ad esprimere tutto il dolore di questi tempi.
Da sottolineare l’uso della telecamera del telefonino per rappresentare le scene in Iraq mentre la televisione e’ un inutile sottofondo di prosopopea bellica, una scelta che per certi versi (a quanto ho letto) viene condivisa anche da Redacted di De Palma; il girato amatoriale diventa una sorta di documento reale ma e’ innegabile che montato sul grande schermo dia un innaturale senso di distanza da cio’ che vediamo, una scelta stilistica che forse vuole sottolineare che non siamo in grado (oppure non vogliamo?) confrontarci con quella realta’.
In effetti neanche a me è stato chiaro che senso ha prendere un mostro sacro come la Sarandon per affidarle un ruolo così, non solo marginale - che non sarebbe un problema - ma proprio per come lo definisci tu, posticcio.
Scritto da: Noodles | 08 dicembre 2007 a 16:30
Buono, non ottimo. Meglio di CRASH perchè piu' sincero, meno " programmato "
Scritto da: alp | 10 dicembre 2007 a 10:55
Come sempre : un grande Tommy
Scritto da: roy | 10 dicembre 2007 a 17:57