Nell’inghilterra di fine ‘800, Angel Deverell, figlia di una droghiera combatte contro tutto e tutti per portare avanti il suo sogno: diventare una famosa scrittrice, il sogno di avvera portandole anche l’amore, il pittore incompreso Esme’ Howe-Nevinson. La dorata vita di Angel si infrange contro la prima guerra mondiale, quando i suoi romanzi passano di moda ed Esme’ si suicida, incapace di sopravvivere alle brutture della guerra, anche Angel dovra’ confrontarsi con la realta’ ed uscire dal mondo fantastico nel quale si e’ sempre illusa di vivere.
Quel che colpisce maggiormente nell’ultimo film di Ozon e’ la messa in scena, ispirata ai “women movie” degli anni ‘30 e ‘40, definizione che comprende un cinema che ha come protagonista le donne ed e’ indirizzato ad un pubblico prettamente femminile e che spazia da opere fondamentali come Via col vento, (chiara fonte di ispirazione del film di Ozon) a melodrammi convenzionali fino a opere minori che puntano esclusivamente sui toni melensi; l’operazione riesce molto bene nella prima parte del film quando il regista sottolinea con ironia i toni piu’ parossistici del sentimentalismo pescando nell’estetica da soap opera: lo sguardo che si perde nel vuoto, l’uso evidente dei trasparenti, e soprattutto il bacio tra Angel ed Esme’ sotto la pioggia, ripreso dal basso con la macchina che sale fino ad inquadrare l’arcobaleno uscito a coronare la promessa d'amore dei due giovani: credo che una composizione simile non sia mai stata osata neppure nella piu’ stucchevole telenovela!
La seconda parte del film, piu’ drammatica risulta piu’ convenzionale e quindi anche piu’ noiosa: peccato che il Ozon non abbia osato continuare ad calcare i toni esasperati della prima parte, si azzarda solo una volta quando Angel si reca a casa della rivale in amore, scoprendo tra l’altro dei risvolti degni del miglior feuilleton, la scena si svolge nel 1920 e Angel si presenta sfatta, malamente abbigliata nelle sue sontuose mise di fin de siecle: il solo contrasto tra lo stile della casa e l’anacronismo di Angel evidenzia l'incapacita' della protagonista di affrontare la realta’ e’ da a tutta la scena un risvolto tragicamente grottesco.
Merita di essere menzionata la prova di Romola Garai, in grado di modulare tutte le sfumature del personaggio di Angel: ragazzina sfacciata ed insolente, ragazza inebriata dal successo e dall’amore, donna delusa dalla vita ma caparbiamente intenzionata a portare avanti la visione romanzata della sua esistenza.
Il personaggio di Angel l'ho trovato insopportabile. E il film intero mi sembra un passo indietro di Ozon. Troppo intellettuale all'inizio, poi eccessivamente melò e dunque in autocontrasto. Meglio il bellissimo 8 femmes.
Scritto da: Noodles | 11 dicembre 2007 a 21:59
Questo e' un film che non sarei mai andato a vedere se non mi avessero obbligato :-)
Mi è piaciuto molto.
Ciao
Scritto da: roy | 12 dicembre 2007 a 08:34