Jeliza-Rose ha dieci anni ed e’ figlia di due tossici a cui e’ abituata a preparare regolarmente le dosi; quando muore la madre, la piccola si trasferisce col il padre nella vecchia casa della nonna scomparsa, in una sperduta zona del Texas. La tendenza a fantasticare di Jeliza-Rose diventa l’unico modo per sopravvivere quando anche il padre muore per overdose.
Chiaramente ispirato ad Alice nel paese delle meraviglie, un dipinto acido, tenero e a tratti orrorifico dell’immaginario infantile. Non e’ tutto da buttare in quest’opera controversa che ha nell’evoluzione della trama il punto piu’ debole: se la prima parte e’ la migliore, il rapporto tra Dickens e Jeliza-Rose non riesce ad evolvere e porta direttamente ad un finale decisamente banale.
Di buono resta la magnifica luce della prateria texana, la cui assolata solitudine trasforma l’azzurro del cielo e il giallo dell’erba in una tela che stimola ulteriormente la fantasia della piccola protagonista e soprattutto resta l’occhio di Gillian, capace di restituire tutta l’ingenuita’ del mondo infantile, anche nei suoi aspetti piu’ disturbanti, benche’ in alcuni momenti abbia avvertito un certo compiacimento da parte del regista nel giocare con questa abilita’.
L'idea era affascinante e da Gilliam mi aspettavo molto meglio, l'ho trovato quasi insopportabile-alp
Scritto da: | 27 novembre 2007 a 22:26
Hai ragione...non tutto da buttare. Pero' se fosse stato un po' piu' corto...:-))
Scritto da: roy | 28 novembre 2007 a 08:34
a me è garbato assai!
Scritto da: honeyboy | 06 dicembre 2007 a 17:41