Claudia e’ una trentenne single che vive a Milano e lavora in un agenzia viaggi, anche per questo motivo studia russo, e si innamora di Boris, uno dei suoi insegnanti. Boris e’ un tipo sicuramente affascinante, ma anche sfuggente; a ridosso delle ferie estive Boris chiede a Claudia se puo’ ospitare una sua cugina che arriva da Kiev, Olga, mentre lui e’ fuori per lavoro.
Claudia accetta con alcune riserve ma ben presto la convivenza con Olga si trasforma in amicizia e quando la ragazza scompare..
Presentata alle Giornate degli Autori di Venezia 2006 , una pellicola firmata dalla regista Marina Spada, molto interessante per come racconta il tema quanto mai attuale dell’immigrazione senza scadere nei soliti cliche’ ma portando sullo schermo semplicemente delle persone.
Un film con un finale aperto che una volta tanto nel cinema italiano e’ soddisfacente: la storia non si chiude non per la mancanza di coraggio di portarla a termine, ma perche’ il rapporto tra Claudia e Olga e’ quasi uno schizzo, ed e’ giusto uscire dalla sala chiedendosi chi e’ veramente Boris, qual’era la natura del suo legame con Olga e quale sara’ il futuro di Claudia, che in ogni caso interessandosi alle sorti di Olga riesce a superare la sua apatia e a prendere in mano la sua vita.
Colpisce molto il modo in cui viene messa in scena la vicenda, con lunghi silenzi, Claudia viene ripresa il piu’ delle volte dietro a un vetro, della vetrina del negozio, della finestra del suo appartamento o dietro il finestrini dell'autobus, la sensazione e’ quella di una quotidianita’ che scorre senza emozioni e con scarsi contatti fisici, sottolineata anche dal mostrare sempre la protagonista sulla soglia, di casa e del negozio mentre si chiude la porta o la serranda alle spalle.
A fare da cornice a questa esistenza una Milano pulsante di vita propria che ricorda la Los Angeles di Collateral, ma con una maggior connotazione negativa: nel film di Mann la metropoli aveva una sua maestosita’, in questa pellicola la citta’ sembra piu’ un escrescenza tumorale che divora spazi e vita.
è molto interessante quel che scrivi a proposito della messa in scena del paesaggio urbano, con particolare riferimento ad una similitudine fra la Milano della Spada e la Los Angeles di Mann. Uno spunto di riflessione davvero notevole che mette in contatto due modi del cinema contemporaneo così -in apparenza- sideralmente distanti.
"Come l'ombra" è un film bellissimo, doloroso quanto la realtà che ci circonda, disperato come la paura che tutti in fondo proviamo per questo nostro paese, che giorno dopo giorno ci atterrisce e che fatichiamo sempre più a raccontare.
Bene! o male?
Scritto da: Orson | 16 novembre 2007 a 11:00
Un film bellissimo e una bellissima recensione.
Scritto da: roy | 16 novembre 2007 a 12:40
grazie roy :-)
orson male per la nostra societa' e bene per il cinema, soprattutto italiano che la affronta degnamente anche se mi girano parecchio nel vedere esaltato l'ultimo lavoro di soldini e poi incappare quasi per caso in un'opera cosi' bella e significativa che restera' misconosciuta ai piu', ma sono polemiche inutili.. :-)
Scritto da: ava | 21 novembre 2007 a 17:16