Ho ben presente il momento in cui e’ nata la mia passione per Lubitsch, guardando Partita a quattro sono rimasta folgorata dalle scene nell’appartamento bohemienne di Gary Cooper e Frederic March: tutte le volte che qualcuno si siede sul vecchio divano, si solleva un vistoso nugolo di polvere.
Ovviamente di tutti i grandi del cinema si sente la mancanza ma per me il vuoto lasciato da Lubitsch e la sua scuola e’ incolmabile: in anni in cui la commedia e’ drammaticamente in declino affidata solamente a battutacce e doppi sensi, come non rimpiangere l’elegante allusivita’ delle commedie lubitschiane, che mettevano in scena storie che farebbero raddrizzare i capelli ai teocon del family day: l’allegro menage a tre di Partita a quattro o la noncuranza con cui Miriam Hopkins accetta che il compagno seduca la bella ereditiera in Mancia competente e il diavolo che rifiuta l’ingresso all’inferno a Henry Van Cleve, ritenendo troppo lieve la colpa di non essere stato altro che un impenitente don giovanni ne Il cielo puo’ attendere.
In questi anni di assurdi integralismi ci vorrebbe qualcuno che osasse mostrare una nuova irreprensibile Ninotchka che ceda con leggerezza alle lusinghe dell’amore o qualcuno che pur rifugiatosi in America non evitasse di bacchettarla bonariamente (il celeberrimo cartello de L’ottava moglie di Barbablu’ “si parla inglese e francese, si capisce l’americano”) senza essere tacciato di antiamericanismo.
Come non ricordare che assieme a Chaplin, Ernst Lubitsch e’ stato l’unico a mettere alla berlina Hitler negli anni in cui il Fuhrer era nel pieno della gloria in Vogliamo vivere! e tante altre cose andrebbero ribadite del suo genio, ma l'importante e' che ci sia rimasta la magica leggerezza delle sue pellicole.
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Grazie! questo post era asslutamente indispensabile,Lubitsch è un grande e quanti non lo conoscono !
Scritto da: alp | 01 dicembre 2007 a 13:56
Mi piacerebbe vedere "Vogliamo vivere". Lo cerchero' :-))
Scritto da: roy | 02 dicembre 2007 a 11:44