Il biopic all’italiana segue fedelmente il modello imperante: ha per protagonista un musicista, che si sa che la musica scalda i cuori e almeno di nome i musicisti li conoscono tutti, prova a girare un film sulla vita di un pittore o peggio uno scrittore e vedi che il pubblico gira alla larga.
Che poi si sa che nella musica sono tutti maledetti e si puo’ rimestare nel torbido e prima o poi una scena “forte” salta sempre fuori in questo caso l’elettroshock (che a me ha fatto lo stesso effetto della rianimazione cardiaca in E.R.: mi distraggo dalla vicenda e mi domando come riescano a simulare cosi’ bene, una scossetta gliela daranno mica? e comunque qui si vedeva che Kim Rossi Stewart faceva finta).
Ma se son questi i motivi che spingono verso il biopic musicale, mi domando perche’ non si trovi il coraggio di buttarsi chiaramente nel melodramma e farci piangere come delle fontane, invece che mostrarci la vita del protagonista dal buco della serratura, bloccando cosi’ l’empatia con il personaggio.
E soprattutto mi domando perche’ se sceglie di raccontare la vita dei musicisti, la musica resti sempre in secondo piano, rappresentata solo come una via di fuga dalla realta’, senza mai prendere in considerazione la sua forza dirompente, e il suo essere un linguaggio particolare con le sue regole e suoi dogmi che a una profana come la sottoscritta continuano a rimanere un affascinante mistero.
Ho scritto di Piano, solo anche su Impattosonoro e la recensione è leggibile anche qui
Speravo meglio.
Scritto da: El gordo loco | 02 ottobre 2007 a 17:03
anche io, sinceramente, non tantissimo pero' qualcosina in piu' si'..
Scritto da: ava | 02 ottobre 2007 a 17:06