La vita in un paesino sul delta del Po vista dagli occhi di un ragazzo poco piu’ che adolescente, Giovanni; quando arriva una nuova maestra, giovane e carina, l’ aspirante giornalista, assiste allo scompiglio che la ragazza, suo malgrado, porta tra gli uomini del paese e che culminera’ con il suo omicidio.
Sembra che il giallo sia la nuova chiave per leggere la provincia italiana, anche se il film di Mazzacurati starebbe in piedi lo stesso senza questo risvolto tanto e’ puntuale la sua descrizione della vita di provincia, di cui descrive con cura la galleria dei personaggi, interpretati ottimamente dagli attori.
Apparentemente la provincia di Mazzacurati vive in quieta integrazione con gli immigrati: il tunisino e’ proprietario dell’officina, la cinese sta al bar, il ricco sborone del paese si e’ scelto una moglie russa via catalogo che ora fa la bella vita; ma gia’ nella storia d’amore tra la maestra e il meccanico tunisino si vedono le crepe di questa apparenza: lui si innamora mentre per lei la storia e’ solo una parentesi esotica in attesa di partire per il Brasile dove l’aspetta un’attivita’ di cooperazione culturale. Intento nobilissimo, certo, ma e’ interessante come Mara trovi, superficialmente, delle analogie tra la sua scelta di viaggiare e l’emigrazione forzata di Hassan.
Quello scarto nel giallo,che arriva effettivamente troppo tardi nell’economia filmica serve solo a svelare definitivamente la precarieta’ di questa presunta integrazione: l’assassino non puo’ essere stato che Hassan, poco importa se le prove della sua colpevolezza sono facilmente smontabili, non interessa a nessuno farlo perche’ rientra nell’ottica del pregiudizio che accontenta tutti: il titolo del film che allude alla giusta distanza che il giornalista deve avere nei confronti di notizie che lo tocchino da vicino diventa quindi metafora di un modo di vivere in cui tutto va tenuto alla giusta distanza, collocato in categorie prestabilite.
Qualche pregio il film ce l'ha.Manca ,come al solito in molti film italiani, quel pizzico di coraggio di cattiveria e la sceneggiatura rivela troppe sfilacciature.Curiosità:alla festa di Roma è piaciuto di più ai 20 giurati esteri che ai 30 italiani.
Scritto da: alp | 29 ottobre 2007 a 23:15