Italia 1916
con Pina Menichelli, Febo Mari,
regia di Giovanni Pastrone (con lo pseudonimo di Piero Fosco)
Lei, la scrittrice di successo, incontra lui, il pittore di belle speranze mentre entrambi cercano di riprodurre, ognuno con la propria arte un magnifico tramonto. La donna seduce l’uomo ma la loro secondo incontro si mostra scostante, salvo lasciargli un criptico messaggio amoroso.
Scoppiata la vampa della passione i due si ritirano in un castello di proprieta’ della donna vivendo d’amore e di arte. Dopo un ‘importante rassegna pittorica dove il ritratto della donna dipinto dal suo amante ottiene molto scalpore e successo, la donna perde interesse verso il compagno (in realta’ riceve un telegramma che l’avvisa del ritorno del duca suo marito) e lo lascia. Il pittore non sa riprendersi dalla sua febbre amorosa e quando, qualche tempo dopo, incontra per caso la donna che finge di non conoscerlo impazzisce e finisce i suoi giorni in manicomio.
Il Fuoco era parte integrante della sezione propedeutica del mio corso di Storia e Critica del cinema e gli spezzoni che vedevamo ci procuravano molta ilarita’ con la distinzione in tre atti della parabola amorosa: favilla, vampa, cenere e ancor piu’ sconcerto causava l’immondo cappellino con le ali di gufo indossato da Pina Menichelli, simbolo della rapacita’ femminina.
Rivisto oggi nella sua interezza, come evento speciale de Le strade del cinema,
il film sfiora si’ il ridicolo in alcuni momenti, soprattutto per le didascalie altisonanti ispirate al Vate D’Annunzio ma sul piano filmico conferma per l’ennesima volta la capacita’ di messa in scena di Giovanni Pastrone.
E il personaggio di donna rapace che preferisce vivere alla fiamma ardente e rapida della passione invece che consumare un sentimento tra le fiamme gestibili di un amore tranquillo riesce a farsi ricordare.
Notevole l’interpretazione della Menichelli, nonostante il cappellino che trovo ancora assurdo mentre gli altri suoi abiti sono un perfetto compendio di storia del costume degli inizi dl XX secolo; vedendola si capisce il carisma dei grandi divi del cinema muto come Rodolfo Valentino o la Bertini: nonostante la recitazione esasperata che noi non possiamo piu’ apprezzare, riescono a “bucare lo schermo” e colpire lo spettatore anche oggi, in un’epoca cosi’ diversa, lo stesso non si puo’ dire di Febo Mari, grande star dell’epoca che pero’ non riesce piu’ a comunicare con questo tempo, risultando ridicolo nella sua isterica gesticolarita’ e improponibile nel suo grembiulino da pittore he lo rende piu’ adatto a una comica di Buster Keaton che a un dramma amoroso.
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