Cina, 1910: la nazione e’ allo sbando e sottomessa all’influenza delle potenze straniere; l’ennesima occasione di umiliazione, si trasforma pero’ in un’occasione di riscatto: il campione di arti marziali Huo Yuanjia sfida da solo i quattro rappresentanti piu’ valenti delle discipline straniere.
Prendendo spunto da questo episodio entrato ormai nella leggenda, il film racconta la vita dell’eroe cinese, come da giovane ambizioso che punta esclusivamente a diventare un campione del wu-shu, si ritrovi a pagare le conseguenze della sua esistenza vanagloriosa, capendo il significato piu’ profondo dell’arte marziale, fondando una scuola attiva ancora oggi, e morendo avvelenato a soli 42 anni.
Per chi, come la sottoscritta, del genere wuxia conosce solo quel che arriva sui circuiti meanstream e cioe’ poco altro che l’esasperato virtuosismo cromatico degli ultimi lavori di Zhang Yimou di quest’opera colpisce soprattutto la concreta fisicità dei sempre eccelsi combattimenti firmati da Yuen Woo Ping: volti tumefatti, ossa spezzate, casse toraciche sfondate e piu’ di una volta ci si ritrova a ritirarsi sulla poltrona mormorando tra i denti un “ahia”.
A questo si unisce il respiro epico della vicenda, fornendo allo spettatore una concreta soddisfazione per l’esperienza cinematografica, il che non e’affatto poco, soprattutto in periodo estivo.
Un bellissimo film per gli amanti dei combattimenti, ma soprattutto un grande esempio di vita...
Ciao
Scritto da: roy | 11 agosto 2007 a 11:52