
Robert De Niro torna dietro alla macchina da presa a tredici anni di distanza dal suo esordio con un film,apparentemente molto diverso dal precedente Bronx: si tratta di una pellicola ambiziosa che cerca di raccontare la storia della CIA dalla nascita fino al 1964, quando fallisce il tentativo di ingerenza americana nella rivoluzione cubana.
Cupo e a tratti irrisolto, a questo film andrebbe riconosciuto se non altro il merito di tener desta l’attenzione dello spettatore per le tre ore di un racconto fiume dalla sceneggiatura spezzettata in flashback e con un intrigo giallo da svelare, ma a mio parere la pellicola riesce anche a miscelare bene le vicende private del protagonista con l’epopea della Storia.
Edward Wilson, che seguiamo dalla sua brillante carriera universitaria diventa uno dei primi agenti segreti americani, ma la figura della spia dipinta in questo film e’ ben diversa da quella dello 007 tutto azione e bella vita solitamente protagonista al cinema: qui siamo di fronte a un burocrate dell’Intelligence che sacrifica tutta la sua esistenza in nome di un bene superiore, quello della Nazione.
Il protagonista sceglie di dedicare la sua vita al controspionaggio per riscattare l’onta del padre, ufficiale di marina che si era suicidato per esser venuto meno al suo dovere, questa decisione condizionera’ tutta la sua vita, non solo lavorativa ma anche sentimentale, costringendolo a rinunciare alla donna della sua vita, per sposare una bella ragazza del suo ambiente che ha messo incinta; quindi come in Bronx a De Niro sta a cuore analizzare il rapporto padre-figlio, approfondendo due aspetti della vita di Edward: il suo bisogno di riscattare il padre che condizionera’ il rapporto con il figlio.
Un altro aspetto che il film esamina e’ quello dell’amicizia, quella sui generis che nel corso degli anni Edward instaura con il suo corrispettivo russo, Ulysses, fatto di drammatici tranelli ma anche di coperture perche’ i nemici di oggi possono essere gli amici di domani, ma in realta’ solo l’antagonista che vive lo stesso genere di vita puo’ capire un’esistenza fatta di segreti e un continuo guardarsi le spalle che porta a una sottile paranoia, ben sottolineata dal tono noir del film.
Forse un po’ troppo artefatta la regia di De Niro che si diletta in qualche manierismo (le inquadrature sghembe) mentre il film avrebbe richiesto uno stile piu’ asciutto, molto belle le scene di raccordo per cui da immagini di repertorio si entra direttamente nelle scene del film.
A me è piaciuto meno, devo dire. Non dico che annoi, ma va troppo avanti senza sussulti, che per una spy story è quasi l'antitesi.
Scritto da: Noodles | 14 maggio 2007 a 19:02
si', ho letto la tua recinzione, noodles :-)
pero' trovo che definire questo film solo una spystory sia un po' riduttivo, quello che mi pare interssante e' proprio la commistione di stili che poi ci siano delle evidenti iperfezioni e' indubbio, ma non le trovo sufficnti per demonizzarlo ;-)
Scritto da: ava | 16 maggio 2007 a 12:25
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Scritto da: thbjmfq whogjkql | 23 maggio 2007 a 02:47